«La burocrazia blocca il Soave»: trasferiamo le vigne in Austria

Mercoledì 10 Giugno 2015 di Massimo Rossignati
«La burocrazia blocca il Soave»: trasferiamo le vigne in Austria
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«Se si potessero delocalizzare le viti avremmo già portato tutto in Austria, dove in massimo quattro mesi sai con certezza cosa puoi fare e cosa no, ed aprire i cantieri. Ma non è detto che con il cambiamento climatico in atto non ci si arrivi».



È una minaccia ironica, ma detta con rabbia, quella di Bruno Trentini, direttore generale di Cantina di Soave, a Verona, che, il 26 maggio scorso, si è visto arrivare l'ennesimo rinvio della “Conferenza di servizi decisoria” sul progetto di ampliamento del sito produttivo. Un progetto presentato ancora 5 anni fa da quella che per numeri è la più grande cantina sociale cooperativa del Veneto e d'Italia, con 2200 soci produttori, un fatturato 2014 di oltre 100 milioni e qualcosa come 1 milione di quintali di uva conferita all'anno. «A noi questo progetto serve perché prima creiamo il mercato e poi facciamo gli investimenti, e qui si tratta di un investimento che sfiora i 100 milioni, 60 solo sul primo stralcio dell'ampliamento della Cantina. E con ben 10 milioni di investimenti in opere pubbliche che facciamo noi, compresa una nuova strada al servizio della comunità, un pezzo della circonvallazione di Soave - riprende Trentini - Uno sviluppo che nei nostri piani era previsto come “terminato” nel 2016. Ed invece siamo qui che ancora non riusciamo ad ipotizzare quando si partirà. E poi dicono che non si investe in Italia, ma come si fa?».

L'ultima “perla” del percorso burocratico che si sono trovati ad affrontare i vertici di Cantina di Soave ed i loro tecnici è stata la scoperta che un pezzo dell'area su cui insiste il progetto di ampliamento del sito produttivo era stata inserita dall'Autorità di bacino tra le zone “a rischio esondazione” in caso di alluvione. Una vicenda che sta rovinando il sonno ai sindaci di Soave e Monteforte che si sono ritrovati l'intero territorio comunale “ingessato”, perché ritenuto quasi tutto allargabile. «Abbiamo dovuto dimostrare con modelli matematici e studi pagati che, grazie proprio agli interventi effettuati dopo l'alluvione del 2010 sul torrente Alpone per la sua messa in sicurezza, quell'area non poteva più essere considerata a rischio allagamenti - riprende Trentini -. Quindi, l'Autorità di bacino del fiume Adige, di cui fa parte anche il bacino del Chiampo-Alpone che ci interessa, ha stralciato l'area dal Piano di assetto idrogeologico. Solo che anche questo passaggio ci ha portato via mesi».



E sì che lo strumento della Conferenza dei servizi è nato proprio per cercare di mettere attorno ad un tavolo tutti gli enti interessati e quindi di risolvere, in una sola volta tutte le questioni. «Teoricamente sarebbe così, ma poi ci si infila di mezzo la burocrazia, gli uffici che non si parlano tra di loro - riprende Trentini -. Basti solo pensare che la Conferenza dei servizi per il nostro progetto comprende 26 diversi enti convocati. Ed in una delle ultime volte, e sembrava anche allora quella buona, la cosiddetta Conferenza decisoria è stata convocata venerdì 1° agosto 2014. Ci siamo trovati in 4, gli altri erano già in ferie, e quindi ennesimo rinvio. Io oramai rido, la prendo sull'ironico, ma ogni anno che passa è un grande danno non solo per Cantina di Soave, ma per Verona ed il Veneto, per le tante aziende ed i viticoltori che con noi operano, per le denominazioni del vino che portiamo nel mondo. Quest'ampliamento ci serve per sviluppare l'aspetto produttivo e quindi commerciale. Siamo un'azienda da un milione di ettolitri l'anno, ma né riusciamo a mettere in bottiglia solo il 20%. E la richiesta sarebbe per un 70%. E quando parlo di richiesta parlo di mercati veri, di vino da vendere in America come in Germania, in Norvegia o Giappone».
Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA