Come eravamo, un viaggio nei casini
degli anni del fascismo: l'amore
a pagamento dei nostri nonni

Venerdì 24 Aprile 2015 di Claudio Strati
Una foto in mostra a Romano dal Museo delle case di tolleranza del periodo fascista
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ROMANO D'EZZELINO - Si entra nei giorni del Palio, con tante manifestazioni collaterali a precederlo. La tradizionale "corsa dei mussi" è il 3 maggio, ma già nel week end del 25 e 26 aprile vanno in scena gli Angoli rustici, affermato evento che vede le contrade "storiche" di Romano creare rappresentazioni e scene in costume ricordando il passato rurale del paese. Quest'anno c'è una particolarità, perchè lo studio del passato ha condotto gli organizzatori, con Roberto "Popi" Frison in testa, a riscoprire e raccontare il mondo delle case di tolleranza del Ventennio. Con foto e oggetti molto esclusivi, provenienti dal friulano Museo della Case di Tolleranza del periodo fascista di Davide Scarpa, ecco una mostra molto curiosa alla fornace Panizzon, un "come eravamo" molto particolare.

Ma non manca il contributo dei "romanotti": l'angolo rustico di Contrà Castello quest'anno ha per tema "Il bordello" e attraverso una rappresentazione teatrale ripercorre la storia delle case di tolleranza assieme ad aneddoti locali, come la famosa burla di Mottinello, paese della zona dove i giovani grulli venivano portati dai più scafati amici con il miraggio di poter accedere al casino solo portandosi dietro un cabaret di paste per le "signorine".

Un lavoro regolamentato. Il viaggio tra i bordelli degli anni Venti e Trenta, nella mostra, fa scoprire belle foto d'epoca, a forte contenuto erotico ma mai porno, oggetti originali, notizie molto curiose. Chi non ha un'idea precisa scopre che si trattava di un lavoro a tutti gli effetti, con tanto di libretto, tasse, licenza di esercitare la professione a fronte di rigorose visite sanitarie.

Crocerossine del sesso. Brani tratti dai diari di alcune prostitute danno l'idea del loro mestiere, a volte molto "sostitutivo" della mancanza di affetti in famiglia ("Se tutte le mogli amministrassero l'intimità del matrimonio come fanno per il salario del proprio marito ... saremmo tutte disoccupate"). Nei bordelli il locale dichiarato dal prefetto "di meretricio" era completamemnte sottomesso allo Stato, e tutto al suo interno diventava statale e pubblico.

La buona sanità... L'ufficiale sanitario, assunto tramite concorso pubblico, era figura centrale: nella sala celtica con gli strumenti medici faceva visite mediche ambulatoriali, i richiami per i vaccini, i farmaci per il pronto soccorso; inoltre doveva seguire la profilassi e l'igiene dei locali, i turni di pulizia con disinfettanti di stato, il cambio e lisciviatura della biancheria e l’imbiancatura con calce degli ambienti di lavoro una volta l'anno; e decideva il vitto nel quale non dovevano mai mancare frutta e verdura fresca, il pesce almeno due volte la settimana, i formaggi stagionati e freschi, il latte fresco, il pane, la pasta, e con porzioni sempre varie ed abbondanti.

Il trillo dell'amore. Tra gli oggetti da osservare, spesso molto raffinati ed eleganti, la sveglia dell'amore, con intarsi e sfumature, tarata per un tempo massimo di 20 minuti per cliente. Per i clienti più ricchi invece, che si potevano permettere tempi più lunghi, non veniva nemmeno impiegata.

Le marchette. Interessanti le famose marchette di cartoncino, a volte sostituite da gettoni, che la tenutaria consegnava al cliente al momento di pagare alla cassa la prestazione, e che venivano ritirate dalla prostituta. Dal loro colore, dalla foggia e dal formato, si capiva immediatamente che tipo di prestazione richiedesse il cliente: a volte la tenutaria segnava nel retro una sigla, un codice per alcuni "trattamenti speciali". In mostra alcuni esemplari di registri giornale con elenco presenze, vidimati dallo Stato Regio, in cui si annotavano entrate, uscite, compensi, passività, utili, tasse ed imposte, con tanto di fatture al seguito da allegare per giustificare qualunque movimento, e la paga dei dipendenti, tenutaria compresa.

Farmaceutica & detergenti. Dal mondo dei bordelli sono anche nati prodotti farmaceutici o chimici tutt'ora in auge. E' il caso dello Zansigel, profumo studiato per avere anche una funzione disinfestante, grazie a olii essenziali sgraditi a molti parassiti: dagli anni Trenta è in produzione nella medesima azienda farmaceutica, la Arbi. Ed è il caso del Lisoform per gli ambienti dell'Achille Brioschi, un brevetto degli anni Venti tutto italiano, detergente disinfettante e insetticida antiparassitario.

Poveri e ricchi. Susciteranno interesse i tariffari ufficiali, obbligatori e vidimati, esposti sempre all'interno delle case. I tariffari erano di varia fattura (a volte piccoli capolavori, impreziositi da miniature dipinte a mano, splendidamente decorati) a seconda del livello della categoria d'appartenenza. C'è un gettone degli anni Venti, per prestazioni "mordi e fuggi" da 50 centesimi, cifra per piccole prestazioni qui al nord, mentre in altre zone d'Italia a più basso livello economico quell'importo poteva bastare anche per un rapporto completo. E c'è un gettone extralusso, da 6 lire, utile per un’intera nottata con la prostituta.

La santa protettrice. Le prostitute italiane e francesi avevano la tradizione di affidare le loro preghiere a Santa Margherita reputandola la loro protettrice. Spesso ne custodivano dei santini tra i propri effetti personali. Secondo la storia, la santa, rimasta orfana, già a 17 anni era concubina di un nobile, poi assassinati da briganti. Scacciata col figlio dai famigliari dell'amante, rifiutata dal padre e dalla sua nuova moglie, si pentì della sua vita e si convertì.

I preservativi col marchio del duce. In mostra una scatola di preservativi Hatu del 1928, confezione da tre. Questo tipo si chiamava trasparente, proprio per mettere in risalto la qualità estremamente “sottile”. I preservativi, dato il loro costo, venivano commercializzati sfusi, anche singolarmente, fino al dopoguerra, solo ed esclusivamente in farmacia. Nel 1922, quando l’imprenditore veneziano cavalier Goldoni si fece raccomandare da Benito Mussolini per avere permessi e disbrighi burocratici necessari per aprire a Casalecchio di Bologna quella fabbrica “particolare”, in cambio dovette apporre sul marchio di fabbrica l’aquila littoria e l’antico nome latino Habemus tutorem (contratto poi nel marchio Ha-Tu per esigenze commerciali). Tra gli Hatu in mostra, quelli del 1935 realizzati per la campagna d'Abissinia erano in lattice con speciale vulcanizzazione a caldo, propagandata come particolarmente resistente ai climi tropicali. La chiamata dell'impero aveva i suoi risvolti pratici: andate, conquistate e divertitevi ...

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 11:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA