Prima la condanna a 14 anni poi l'assoluzione in appello

Venerdì 9 Maggio 2014
Si era costituito due giorni dopo il delitto. Aveva ammesso di aver assistito all'agguato e aveva fatto i nomi dei complici. Grazie alla collaborazione con gli inquirenti era riuscito ad ottenere gli arresti domiciliari. Condannato con rito abbreviato a quattordici anni di reclusione nel giugno scorso, Andrei Rusu è tornato un libero cittadino. Riformando la sentenza di primo grado, la Corte d'Appello di Venezia l'ha infatti assolto dall'accusa di concorso in omicidio per non aver commesso il fatto. Il trentaduenne moldavo si trovava in piazzale Azzurri d'Italia alle quattro del mattino del 2 aprile 2012 assieme ai connazionali Edigarean Asot e Sergiu Buruiana quando era scattata la spedizione punitiva. Era però ad alcune decine di metri di distanza quando Asot aveva sparato al tunisino Saber Labidi che stava dormendo su una panchina e aveva gravemente ferito un altro magrebino. Al processo d'appello Rusu ha dichiarato di non aver assistito alla spietata esecuzione ma di avere soltanto udito i due colpi di pistola e di essere poi scappato quando i due connazionali si erano dati alla fuga. Il suo legale, l'avvocato Luigi Fadalti, si è battuto strenuamente per ottenere il riconoscimento della mancata partecipazione di Rusu al fatto delittuoso. Hanno probabilmente inciso sul giudizio della Corte d'Appello le testimonianze secondo cui il trentaduenne avrebbe cercato di fare da paciere tra le opposte fazioni in occasione del primo litigio, avvenuto davanti al chiosco di panini dell'Arcella. Per la conferma della condanna di primo grado si era invece espresso il procuratore generale.
Dopo due anni di detenzione domiciliare Andrei Rusu ha quindi ottenuto la completa scarcerazione.
Si sono invece conclusi da poco i processi di primo grado per gli altri due imputati. L'autore materiale del delitto Edigarean Asot, tuttora detenuto, è stato condannato a quattordici anni di reclusione mentre il complice Sergiu Buruiana, fuggito in patria e attualmente latitante, è stato processato in Corte d'Assise e condannato a ventiquattro anni di carcere. In entrambi i casi non è stata riconosciuta l'aggravante della premeditazione. I rispettivi difensori, gli avvocati Giorgio Gargiulo e Roberta Dall'Oglio, hanno annunciato l'intenzione di voler impugnare le sentenze in appello. Dovrebbe ricorrere ai giudici di secondo grado pure il pubblico ministero Maria D'Arpa che aveva sollecitato trent'anni di reclusione per Asot e l'ergastolo per Buruiana.