Banche Popolari, fusione freddina
Dalla Marca un altolà a Vicenza

Mercoledì 15 Aprile 2015
Gianni Zonin e Samuele Sorato, presidente e direttore generale di Popolare Vicenza
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VICENZA - La fusione è freddina, a guardare i messaggi in arrivo dai trevigiani in vista della loro assemblea.



Nonostante il taglio al valore delle azioni, che ha fatto imbufalire i risparmiatori, all'assemblea della Popolare di Vicenza il presidente Gianni Zonin ha visto passare la sua proposta ai soci per l'aggregazione con Veneto Banca. «La soluzione più logica e più sicura per il futuro è cercare un partner» ha detto all'assemblea, e poi ha aggiunto: «Spero che gli amici di Montebelluna ci pensino, abbiamo la possibilità di creare una grande banca in Veneto». Per commentare, alla fine: «Ho lanciato un messaggio chiaro, è inutile andare avanti con i complimenti senza che nessuno si decida a fare il primo passo».



Vicenza come fulcro propositivo del grande progetto di "polo veneto". Le Popolari intanto hanno incaricato gli advisor per la fusione, Mediobanca per Vicenza, Rotschild per Veneto Banca. E una mezza benedizione è arrivata dalla Fondazione Cariverona: il presidente Paolo Biasi ha aperto uno spiraglio di apertura a un intervento finanziario verso la banca di Zonin, specie se si farà il polo veneto con l'istituto della Marca.



Insomma, segnali di fumo positivi. Ma non solo quelli. Da Montebelluna arriva l'altolà di Giovanni Schiavon, presidente emerito del Tribunale di Treviso, fondatore e presidente dell'Associazione azionisti di Veneto Banca, fin da subito critico su una possibile fusione con la Popolare di Vicenza. Non gli hanno fatto cambiare idea neppure le affermazioni di Gianni Zonin e di Nicola Tognana, trevigiano nel cda berico, secondo cui l'unione sarebbe l'unica via per mantenere un polo bancario veneto. «Ai soci interessa che i loro risparmi siano tutelati e rendano, non dove vengono prese le decisioni», dice Schiavon. E sottolinea il problema della sovrapposizione delle reti delle filiali, con rischio di ulteriori esuberi in Veneto Banca rispetto a quelli probabilmente già previsti. Aggiungendo un po' di polemica: «Un anno fa Zonin pretendeva che Popolare di Vicenza fosse in posizione aggregante, e Veneto Banca in una posizione servile. Ora pare aver cambiato diametralmente opinione. Perchè?». Dubbi anche sul valore salvifico delle azioni che arriverebbe dalla fusione.



La strada non pare in discesa. Mentre la rabbia dei risparmiatori della Popolare Vicenza sta cercando aggregazioni su facebook. In sala convegni della Fiera già il malcontento si era fatto vedere. «Sono socia da 35 anni - ha dichiarato al Gazzettino Annerita Toniolo - ho dato fiducia a Zonin come la si dà a un padre. E adesso mi ritrovo con tutto il mio capitale bloccato. Non faccio numeri altisonanti, sono una pensionata. Spero che questa situazione si risolva presto anche se, sappiamo, i soldi li fa sempre chi li ha già». Le storie sono tante e tutte uguali: piccoli risparmiatori che vorrebbero vendere le azioni ma non possono perché la banca non è in grado di comprarle. E, per di più, si vedono anche decurtare il valore dei loro patrimoni del 23%: «Ho sentito parole come banca sana, seria, punto di riferimento - aveva ironizzato Mario De Marinis - un anno e mezzo fa in filiale mi hanno consigliato di investire i soldi dicendo "non ci rimetterà". E adesso ci perdo il 23%! Non mi sembra questo il modo di gestire una banca: se non siete in grado di farlo dimettetevi».



Una rabbia che però all'assemblea di PopVi non si è tramutata in numeri. Tutti i punti all'ordine del giorno sono passati a maggioranza: la nomina dei 7 nomi per il consiglio d'amministrazione (Vittorio Domenichelli, Maria Carla Macola, Samuele Sorato, Nicola Tognana, Giuseppe Zigliotto, Roberto Zuccato e Matteo Marzotto); l'approvazione del bilancio (solo 3,4% dei votanti contrari e 3,1% astenuti) e la svalutazione delle azioni (5,7% contrari e 2,4% astenuti).
Ultimo aggiornamento: 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA