Pio X, il papa che voleva portare a Roma
i Giochi del 1908. Ma Giolitti disse no

Mercoledì 25 Luglio 2012 di Mattia Zanardo
Pio X e Dorando Pietri, eroe delle Olimpiadi del 1908 a Londra
TREVISO - Giocava a bocce con i parrocchiani, ospitava in Vaticano i ragazzini per esibizioni di ginnastica (con scandalo dei cardinali), riceveva il barone De Coubertin per perorare la causa delle Olimpiadi a Roma.



Uno zelo sportivo insolito per un papa dei primi del '900. E non un papa qualsiasi, ma san Pio X. In molti ricordano le immagini di Giovanni Paolo II sugli sci o in escursione sui sentieri montani. Ma cent'anni prima Giuseppe Sarto non era stato da meno, dedicando attenzione ed interesse al nascente movimento sportivo.



Un aspetto del tutto inedito per la figura del pontefice da Riese, finora ricordato per il suo catechismo e la rigorosa dottrina. A fare la scoperta è stata una studiosa trevigiana, Antonella Stelitano, specialista della storia dei Giochi a cinque cerchi e dell'Olimpismo (esce proprio in questi giorni per Cleup il suo saggio "Le Olimpiadi e l'Onu"), insieme a Quirino Bortolato, tra i massimi esperti di Pio X, e Alejandro Mario Dieguez, studioso degli Archivi segreti vaticani. «Ricordavo di aver letto una citazione riguardo alla benevolenza di Pio X nelle memorie di De Coubertin (il promotore delle Olimpiadi moderne, ndr) - ricorda Stelitano -. Il particolare mi è tornato alla mente in occasione della candidatura di Roma 2020 e così ho contattato Bortolato e, tramite lui, Dieguez».



E dai faldoni custoditi nel cuore della cristianità è emersa la sorprendente conferma: papa Sarto non solo incontrò il barone francese nel febbraio del 1905, ma, tramite il suo segretario di Stato, scambiò con lui un carteggio, in cui si dimostra piuttosto favorevole ad un'edizione dei Giochi a Roma nel 1908. Lo scambio epistolare durò finchè il presidente del Consiglio Giolitti stoppò l'organizzazione per ragioni economiche.



Da lì è partita una ricerca sul sentimento sportivo del pontefice trevigiano, anche su giornali e pubblicazioni dell'epoca. Con esiti sorprendenti: «Quand'era arciprete a Salzano giocava a bocce sul sagrato. Poi, a Roma, da papa, ogni domenica pomeriggio apriva le porte del Vaticano ai saggi ginnici dei ragazzi degli oratori e li premiava con medaglie. Per l'epoca, una cosa del tutto rivoluzionaria. Inoltre si era scelto un segretario di Stato, che praticava alpinismo, tiro a segno, corsa e nuoto».



Non a caso, per un rapporto tanto diretto con lo sport, la Chiesa dovrà attendere il 1960 quando Giovanni XXIII accolse gli atleti delle Olimpiadi romane e poi la fondazione della pastorale dello sport da parte di Karol Wojtila. A sancire quella funzione di aggregazione, di educazione e di diffusione di valori che papa Sarto aveva anticipato quasi un secolo prima. «Aveva già intuito le potenzialità dello sport - nota Stelitano -, in un'epoca in cui attività sportive erano praticate da meno dell'un per cento della popolazione italiana ed erano esclusivamente addestramento militare o passatempo per nobili. Una concezione che va a scontrarsi con certe idee di antimodernismo che gli sono sempre state attribuite».



Proprio per questo il libro che il trio di studiosi ha tratto dalle ricerche, "Pio X, le Olimpiadi e lo sport", primo volume della collana del Centro studi san Pio X, per i tipi dell'Editrice San Liberale, ha già suscitato grande attesa oltre Tevere e non solo.
Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA