Pilota militare muore di tumore a 45 anni,
il padre: «Colpa dell'uranio impoverito»

Mercoledì 29 Giugno 2011 di Simona Pacini
Gianpaolo Pollastri
BELLUNO - L’ultima missione per Gianpaolo Pollastri si conclusa lo scorso 10 giugno, quando il pilota bellunese spirato, ucciso da un tumore alla testa contro cui combatteva da anni. Gianpaolo, 46 anni il prossimo 29 luglio, una vita da elicotterista, prima per l’esercito poi per l’Inaer, la compagnia che lavora anche con il Suem di Pieve di Cadore, è una probabile vittima dell’uranio impoverito. In passato aveva partecipato ad alcune missioni nei Balcani ma ha operato anche nei poligoni della Sardegna. Si era sposato da poco con la compagna, Lucia Olivotto, segretaria del circolo Pd Cavarzano-Oltrardo, con la quale viveva a San Pietro in Campo, nei pressi dell’aeroporto.



Il suo caso è stato reso noto dal padre, Livio Pollastri, tramite un’email inviata al blog vittimeuranio.com. «Dopo la scomparsa di Gianpaolo ho scritto una lunga email - racconta l’uomo -. In seguito loro, dal blog, mi hanno contattato per chiedermi se potevano pubblicarla. E io ho risposto che sì, potevano farlo. E l’hanno fatto». Oggi il padre chiede giustizia. «Non ho nessuna mira economica - dice - chiedo solo che mio figlio venga riconosciuto come morto nell'interesse della Patria».



Sono due i militari morti recentemente per possibile contaminazione da uranio impoverito come denuncia il blog Vittimeuranio.com. Oltre al caso di Pollastri un’altra morte sospetta è stata denunciata dal figlio di un militare, reduce dalla Bosnia e residente a Vasto (Chieti), scomparso nell'aprile scorso a 58 anni a causa di un tumore ai polmoni. «Mio padre - racconta il giovane al blog - è stato in Bosnia nel ’97 e si è ammalato nel gennaio 2010. Dopo un anno e mezzo di chemioterapia e vari ricoveri in ospedale per complicazioni, il tumore lo ha distrutto facendolo morire».



Il Bellunese si è trovato ad affrontare già in passato altri casi di sospetta contaminazione da uranio impoverito. I malati e i familiari sono costretti, nella maggior parte dei casi, a condurre un’altra battaglia oltre a quella contro la malattia. Per il riconoscimento delle cause. Sono infatti ancora molto discordanti i numeri dei casi riconosciuti dal ministero contro quelli denunciati dall’associazione Vittime uranio.
Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 13:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA