Magris e il Nobel: «Solo scommesse»

Giovedì 9 Ottobre 2014
Magris e il Nobel: «Solo scommesse»
Non parla del Nobel per la Letteratura, che sarà assegnato oggi e che, stando agli scommettitori, lo vede anche quest'anno tra i papabili: «Sono solo scommesse. E comunque - dice scherzando - io penso di meritare quello per la pace, vista la pazienza che ho». Quel che è certo, è che Claudio Magris, scrittore e germanista triestino, non si stanca di interrogare la vita: «un Argonauta, un Ulisse di frontiera», come l'ha definito il suo amico e anglista Sergio Perosa. L'Università di Udine ha dedicato ieri a Magris un omaggio, un incontro che ne ha tracciato il suo profilo come scrittore e come persona: «Un grande regalo - l'ha definito alla fine l'autore di "Danubio" - perché è importante sentirsi accompagnati nel cammino. Questo vale come un premio che riconosce i risultati di opere che non sono solo mie, ma anche delle tante persone incrociate nella vita. Credo che la realtà sia più grande di chi la trascrive. Una volta scrissi un articolo sul Corriere in merito alla storia di un pescatore che avevo conosciuto. Gli dissi che l'avevo fatto io, ma in verità lui si sentiva l'autore mentre io ero un proto: c'è qualcosa di vero in questo. Ho fede nell'interscambio: ognuno di noi è un po' come un coro». «Magris - ha detto Perosa -, è rimasto un bambino di spirito e mente, vulcanico, comico-tragico, diviso tra utopia e disincanto: non ambiguo, ma ambivalente. Con le folli leggi vigenti, né io né lui avremmo avuto i crediti, i requisiti e le citazioni bibliometriche per intraprendere la carriera universitaria». Al convegno, coordinato dai docenti Claudio Griggio e Cristina Benussi e a cui hanno partecipato anche i rettori Alberto Felice De Toni (Udine) e Maurizio Fermeglia (Trieste), sono state tante le voci entrate nel mondo di colui che fu, tra l'altro, il relatore (nel 1970) della prima tesi di laurea dell'allora sede udinese di Lingue e letterature straniere dell'Università di Trieste: «La grande lezione morale di Magris - ha detto l'editore e docente Cesare De Michelis - è di scrivere per vivere, piuttosto che vivere per scrivere. Solo così la nostra dignità trova la forza di non ridursi all'ambiguità del moderno». E se Ermanno Paccagnini (Cattolica di Milano) ha sottolineato «la dimensione dell'interrogazione e il senso della frontiera che emergono sempre», Luigi Reitani (Università di Udine) ha ricordato la sua lezione come germanista ed Ernestina Pellegrini (Università di Firenze) l'ha definito «uno scrittore testimone, che incarna un'epoca e la cui letteratura è come una cassaforte dei valori non negoziabili». E Magris? Magris continua il suo viaggio da Ulisse: «Sto lavorando ad un progetto con un'amica di Parigi - ha raccontato - vogliamo fare una traduzione/rifacimento di un'Antigone scritta in creolo e ambientata ad Haiti, dove l'Olimpo diventa il voodoo».
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