NAPOLI - I cori contro i napoletani li ha cantati, eccome, per sua stessa ammissione. Già perché la Lega Nord con Napoli e i napoletani non è mai stata dolce, tutt'altro. Famose le offese come Napoli colera, Napoli che puzza, Napoli, e i napoletani, che dovevano essere lavati con il fuoco, quello del Vesuvio. E così ieri mattina quando proprio la Lega Nord, Matteo Salvini in testa, è arrivata nel cuore di Napoli, in piazza Carlo III, per il tour elettorale in vista delle Europee, i napoletani le accuse le hanno contraccambiate. Niente comizio, gazebo rimosso dai sostenitori, leader "verde" che dopo poche battute con i giornalisti, circondato dalla polizia, è andato via, di corsa con la sua auto. E dopo di lui i candidati e i pochi militanti.
Salvini ci ha provato. Ha detto che ai napoletani ha «chiesto cento volte scusa, lo faccio anche oggi», ha ribadito che le offese erano «cori da stadio» e ha soprattutto provato a spiegare che a Napoli era venuto per «parlare di lavoro, della cancellazione della legge Fornero, di no all'euro». «Buffone, buffone», il leit motiv dei manifestanti, alcuni anche del gruppo dei Neo-borbonici con la bandiera del Regno delle due Sicilie in mano - proprio mentre Salvini i napoletani li ringraziava perfino «per essersi recati a centinaia in Municipio a firmare i nostri referendum».
La contestazione si è poi trasferita a Taranto dove a causa dell'assembramento di operai e cittadini che gridavano slogan anti-leghisti, è saltata la conferenza stampa davanti alle portinerie dell'Ilva di Salvini. Il segretario della Lega si è sfogato, ha definito «follia» le «contestazioni da stadio di Napoli».
Salvini ci ha provato. Ha detto che ai napoletani ha «chiesto cento volte scusa, lo faccio anche oggi», ha ribadito che le offese erano «cori da stadio» e ha soprattutto provato a spiegare che a Napoli era venuto per «parlare di lavoro, della cancellazione della legge Fornero, di no all'euro». «Buffone, buffone», il leit motiv dei manifestanti, alcuni anche del gruppo dei Neo-borbonici con la bandiera del Regno delle due Sicilie in mano - proprio mentre Salvini i napoletani li ringraziava perfino «per essersi recati a centinaia in Municipio a firmare i nostri referendum».
La contestazione si è poi trasferita a Taranto dove a causa dell'assembramento di operai e cittadini che gridavano slogan anti-leghisti, è saltata la conferenza stampa davanti alle portinerie dell'Ilva di Salvini. Il segretario della Lega si è sfogato, ha definito «follia» le «contestazioni da stadio di Napoli».