Il compromesso di Conte: dimissioni per avere il ter

Giovedì 14 Gennaio 2021
IL RETROSCENA
ROMA Era uscito dal bunker e dopo la conferenza stampa di Matteo Renzi ci è rientrato con lo stesso umore di Donald Trump dopo il riconteggio in Georgia. Giuseppe Conte aveva lasciato palazzo Chigi nella tarda mattinata di ieri per seguire i consigli filtrati dal Nazareno che suggerivano al premier di recarsi al Quirinale e poi di aprire a Iv in modo da correggere quel «mai più con Renzi» fatto filtrare il giorno prima.
LA SFIDA
Anche se con qualche perplessità, Conte ha seguito tutti i consigli, salvo poi trovarsi impallinato alle sette di sera dal senatore di Rignano che, anche se non ha mai chiuso all'ipotesi di un Conteter, è andato giù pesante confermando come il livello di fiducia reciproco sia al lumicino e che i continui rinvii non stanno certamente aiutando la ricomposizione. La tentazione della sfida in Aula a colpi di responsabili è stata accantonata anche a seguito del colloquio con Sergio Mattarella, ma il premier mastica amaro e non esclude di andare in Parlamento per spiegare al Paese la sua versione, ma prima vuole tentare la strada del ter anche a seguito delle rassicurazioni ricevute dal Pd e dal M5S che con Andrea Orlando e Alfonso Bonafede fanno quadrato intorno al premier.
Il Capo dello Stato si è trattenuto ieri mattina con Conte per quasi un'ora. Da giorni osserva preoccupato lo svolgersi dello scontro, ma oltre gli inviti a chiudere in fretta le questioni aperte, invitando le forze politiche al senso di responsabilità, non può andare. La crisi formalmente non si è ancora aperta anche se Mattarella si aspetta che a breve il presidente del Consiglio risalga al Quirinale. «Purtroppo questa sera Iv si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo». Un rammaricato Conte ieri sera ha aperto così il Consiglio dei ministri. Sa che deve fare in fretta e che se anche prenderà l'interim delle due ministre dimissionarie, non può tirarla per le lunghe.
LA SPIAGGIA
Il passaggio al Quirinale, forse già nella giornata di oggi, è inevitabile sia in caso in cui decida di rassegnare le dimissioni e uscire di scena o, come molto più probabile, decida di avere margini per ricomporre gli strappi nella maggioranza e chieda al Presidente della Repubblica tempo in vista di dimissioni e un possibile nuovo incarico. La preoccupazione del Capo dello Stato per una crisi al buio, e per i tempi lunghi che rischia di avere, rientra nel novero delle cose da evitare e raccomandate al premier nel corso del colloquio. Insieme alla necessità di scongiurare la messa insieme di una maggioranza fatta da presunti responsabili. Tramontata quest'ultima ipotesi - anche a seguito della riunione a distanza tra Berlusconi, Meloni, Salvini, Toti e Cesa - priva il premier di un'arma nei confronti di Renzi. Dalla sua Conte ha però la pressione del Quirinale su tutte le forze politiche della maggioranza - renziani in testa - per chiudere rapidamente la crisi ed evitare l'arrivo a palazzo Chigi di un esecutivo tecnico che traghetti il Paese alle urne. Si inizia infatti ad avvertire il pressing dell'opposizione e rischia di tornare d'attualità il peso che ha la riforma costituzionale su un Parlamento che tra qualche mese dovrà scegliere il nuovo Capo dello Stato.
La strada per ritrovare un accordo è stretta ma non impossibile e poggia anche sul post rilanciato da Beppe Grillo che invita ad una ricomposizione con «i costruttori» dell'attuale maggioranza. Dopo lo strappo renziano nel Pd si mastica amaro. Tutti, o quasi, lanciano strali contro Iv, mai dem tornano a ritessere la tela interrotta qualche giorno fa e che prevedeva le dimissioni di Conte nelle mani di Mattarella solo dopo aver trovato un nuovo accordo nella maggioranza in modo da ricevere un nuovo incarico.
Dopo giorni di resistenze, la strada del rimpasto va in soffitta e anche ieri notte sono proseguiti i contatti tra Pd e Iv per arrivare ad un'intesa che non sia troppo penalizzante per il presidente del Consiglio. «Ai colleghi europei che mi chiamano per chiedere spiegazioni dico questo: che Mattarella è la garanzia della tenuta politica e sociale del Paese», ha sostenuto ieri in tv il ministro Enzo Amendola.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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