Vicenza non dimentica Fulvio Costa:
mistero la morte dell'azzurro

Sabato 13 Dicembre 2014 di Claudio Strati
Fulvio Costa e l'omaggio delle Fiamme Oro alla sua vetrina
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COGOLLO DEL CENGIO (Vicenza) - Nel paesino ai piedi del "salto del granatiere" un sabato mattina particolare. C’è il mercato nella piazzetta, il solito tranquillo via vai, ma in biblioteca pienone di persone.

Applausi, lacrime, commozione. Si ricorda, a 32 anni dalla morte, Fulvio Costa. Grande speranza dello sport azzurro, mezzofondista di vaglia, talento come pochi. Stava bruciando le tappe, ma a 23 anni finì i suoi giorni in ospedale. Un mistero avvolge quel tragico epilogo, la verità ufficiale parlò d’altro, ma gli ex amici e gli appassionati sanno perchè sono lì.

Per ricordare un amico, un grande uomo, ma anche per le circostanze per le quali lo persero, circostanze che il giovane Fulviò probabilmente subì. Erano gli anni delle sperimentazioni trasfusionali e molti dubbi sono rimasti. Corroborati dal brano del recente libro di Alessandro Donati, "Lo sport del doping", nel quale descrive il suo incontro con il tecnico nazionale Assi, ormai sul letto di morte, che gli confidò: "Ma che gli hanno fatto a quel ragazzo?".

L’amministrazione, sindaco Calgaro, assessore allo sport Dal Cason, inaugura una teca in biblioteca dedicata a Fulvio, figlio illustre e sfortunato di questo paese. Nello scaffale le coppe, la sua maglia azzurra, le foto delle vittorie, le corse sull’erba perchè lui veniva dal cross. Il titolo italiano nella mitica staffetta di mezzofondisti che vinse con la maglia del Fiamm Vicenza, poi le imprese con la Pro Patria di Milano, quindi l’entrata nelle Fiamme Oro.

Va il video, tre minuti intensi su Costa, realizzato ironia del destino da un altro Fulvio della famiglia, giovane studente di informatica. Chiamano a parlare Orlando Pizzolato, grande maratoneta vicentino (vinse la New York), ma per la commozione non riesce ad esprimersi. Baldo, numero uno delle Fiamme Oro, ricorda che alla sede di Padova, in caserma, c’è la statua dedicata a Fulvio, unico atleta del gruppo ricordato così.

Ma aleggia sempre quella notizia che non c’è. Non ci si spinge a nominare l’innominabile. E’ Saverio Parma, collega della staffetta tricolore con Fulvio (insieme anche a Umberto Balestro, pure lui in sala), a rompere il ghiaccio. Ha un groppo in gola, l'ex fondista di Sandrigo, che si scioglie davanti a tutti: «Ci legavano lo sport, l’amicizia, l’atletica leggera. Quando sono andato a salutarlo per l’ultima volta in ospedale, mi disse: "Tu non sai quanto invidio la tua fortuna di trovarti fuori da questo mondo, non sai come veniamo considerati e trattati, come hanno ucciso la mia passione"». Dopo essersi tolto il peso, Parma aggiunge: «Oggi qui l’amministrazione comunale vuol ricordare Fulvio, le amministrazioni devono essere un baluardo per lo sport pulito. Molti atleti non si ribellano come dovrebbero, occorre uno sforzo per insegnare una cultura dello sport pulito, formare gli allenatori e i genitori su questo. Questo è il modo migliore per onorare a dare giustizia a Fulvio».

C’è l’applauso più lungo, si libera l’attesa di quel qualcosa che restava sopito.

Ultimo aggiornamento: 21:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA