Esuberi alla Zml, a Maniago ricollocamenti difficili

Giovedì 14 Gennaio 2021
FRONTE DI CRISI
PORDENONE I novanta esuberi previsti dal piano della Zml di Maniago aprono scenari occupazionali che si annunciano difficili per la zona industriale della città dei coltelli e per l'intera area del maniaghese. Molti dei circa cinquecento dipendenti della società metallurgica del Gruppo Cividale risiedono anche nell'area montana nelle valli Tramontina e Cellina. Una zona dove, evidentemente, la situazione occupazionale non offre grandi opportunità.
QUADRO COMPLICATO
Inoltre, è da considerare che il piano Zml si svilupperà nel prossimo biennio. E dunque in un quadro generale che non sarà affatto facile. A partire dal prossimo mese di marzo, quando verrà meno anche il blocco dei licenziamenti previsto dai decreti anti-pandemia. La decadenza della norma che finora ha obbligato le aziende a non licenziare potrebbe infatti aprire un periodo di difficoltà per molti lavoratori che oggi stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali che sono però destinati a esaurirsi nel tempo. Se a questo si aggiunge la crisi dei comparti legati al terziario e ai servizi dalla prossima primavera potrebbero essere molti i lavoratori a perdere l'occupazione. Un quadro per nulla facile. È per questo che la preoccupazione del sindacato rispetto ai novanta operai della Zml è molto alta. «È necessario aprire un confronto con il vertice aziendale al fine di ridurre il più possibile l'impatto occupazionale che deriverebbe dal licenziamento di un numero così elevato di lavoratori». La stessa area industriale maniaghese - nonostante ci sia più d'una realtà importante nello stesso settore metalmeccanico, si pensi per esempio alla Siap, alla Pietro Rosa e alla C-Blade - nello scenario complicato dalla pandemia difficilmente potrebbe presentare nuove occasioni di occupazione per chi dovesse essere lasciato a casa dalla Zml. Inoltre, il sindacato insiste anche su un altro aspetto fondamentale: «Bisogna immaginare fin da subito, anche con il Consorzio Nip e con le istituzioni, un percorso di riqualificazione e di ricollocamento delle persone che dovessero perdere il lavoro». E nemmeno la storica rete delle coltellerie - ormai poche e piccole aziende di nicchia specializzate nella realizzazione di prodotti di gamma e qualità elevate - sembra in grado di riassorbire un numero così elevato di addetti con quel tipo di professionalità».
RIQUALIFICAZIONE
Ferma restando la necessità di riqualificazione della manodopera espulsa, il sindacato insiste su una possibile riduzione del numero di esuberi così come presentato dal vertice aziendale.
d.l.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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