Scajola, Gip: «L'ex ministro e diversi altri amici pronti ad aiutare Matacena»

Domenica 18 Maggio 2014
Scajola, Gip: «L'ex ministro e diversi altri amici pronti ad aiutare Matacena»

C'erano svariati amici desiderosi di aiutare Amedeo Matacena in modo che non fosse sottoposto all'esecuzione della grave pena che era stata comminata». È quanto rileva il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Olga Tarzia, nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto di Claudio Scajola e di altre sette persone. Durante le indagini sono state intercettate «svariate conversazioni tra Chiara Rizzo, Claudio Scajola, una collaboratrice dello stesso ed altri personaggi comunque legati a Matacena che erano desiderosi di aiutarlo. Si tratta di personaggi di indubbio spessore come i fratelli Fanfani, Carlo Biondi, altri soggetti vicini a Matacena direttamente oppure a Scajola». Il pubblico ministero sul punto ricostruisce anche cronologicamente i rapporti secondo le cadenze delle conversazioni intercettate, intervallate da servizi di controllo e videoriprese che corroborano la prospettiva investigativa di un intenso lavoro svolto dagli «amici» per garantire che Matacena non fosse sottoposto all'esecuzione della grave pena che gli era stata comminata».

Le intercettazioni. L'ex ministro Claudio Scajola invita la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, ad allontanarsi da un armatore siciliano conosciuto durante un viaggio in Turchia ed il relativo giro in crociera sul Bosforo e le Isole Greche. In una conversazione registrata il 22 agosto 2013 la Rizzo riferisce all'ex ministro che «appena lei terminerà la crociera, si organizzerà per definire alcune cose e, tra queste, la sistemazione della nuova casa a Montecarlo». Il dialogo poi prosegue sulla comune conoscenza di un armatore siciliano. Scajola le riferisce di alcune ingiustizie subìte dall'uomo, con le ultime risalenti ad appena dieci giorni prima. «Scajola - scrivono i Pm della Dda di Reggio Calabria - superando un'iniziale ritrosia dettata dal sospetto di essere intercettato, specifica che si tratta di cose complicate che hanno a che fare, come scenario, sia il nord che la Rocca Ranieri. Ribadendo alla donna di allontanarsi dall'armatore, anche al rientro in Italia».

Le carte sequestrate. Si prospetta molto lungo e delicato, secondo fonti investigative, il lavoro di verifica e di accertamento sulla carte sequestrate a Claudio Scajola, l'ex ministro arrestato insieme ad altre sette persone per aver favorito la latitanza dell'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena.

Saranno personalmente i magistrati della Dda di Reggio Calabria a visionare la mole impressionante di documenti che sono contenuti in oltre cento faldoni e che sono custoditi in una camera blindata presso il centro Dia di Genova. Il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, insieme al sostituto della Dna Francesco Curcio ed il pm della Dda reggina, Giuseppe Lombardo, già dalla prossima settimana si recheranno in Liguria per iniziare a prendere visione di tutto il materiale. La mole di carte, agende, fascicoli e documenti fa presagire che ci vorranno «tempi molto lunghi» perché il lavoro di analisi da svolgere, secondo fonti investigative, sarà molto «complicato e delicato». Tra i documenti sequestrati ci sarebbe anche un archivio in possesso di Scajola e ora i magistrati si troveranno a dover verificare anche se ci sono atti e documenti coperti da segreto. Dopo l'interrogatorio di Scajola, il cui contenuto è stato secretato, sarebbero già pronte nuove deleghe di indagine da affidare agli investigatori. La settimana prossima l'inchiesta che ha portato in carcere Scajola riprenderà con un vigore che si prospetta molto intenso.

Un gruppo di consulenti informatici saranno a lavoro dalla prossima settimana sui computer, telefoni cellulari e tablet sequestrati a Claudio Scajola e alle altre persone coinvolte nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria. Il lavoro consisterà principalmente nel riportare alla luce tutti i file cancellati che potrebbero avere rilevanza nell'ambito delle indagini. Saranno scandagliate le memorie del computer e dei tablet ma si analizzeranno anche i messaggi di posta elettronica eliminati. Il tutto è finalizzato ad accertare il coinvolgimento nell'inchiesta di altre persone che avrebbero partecipato al progetto di spostamento di Matacena da Dubai al Libano. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire tutta la rete di contatti su cui poteva contare Matacena e sulle attività messe in atto da Scajola per favorire l'armatore latitante. Contestualmente saranno compiute anche verifiche sulle dichiarazioni rese dall'ex ministro nel corso dell'interrogatorio fiume svoltosi nei giorni scorsi nel carcere romano di Regina Coeli.

Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 08:31