Popolare di Vicenza, gli azionisti
si incontrano: allo studio azioni legali

Venerdì 9 Ottobre 2015 di Paola Gonzo
Popolare di Vicenza, gli azionisti si incontrano: allo studio azioni legali

MAROSTICA – Non si spengono i riflettori sullo scandalo che ha coinvolto la Banca popolare di Vicenza, e mentre la procura indaga sui possibili reati per i quali potrebbero essere rinviati a giudizio i maggiori esponenti ai vertici (aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, ma la procura di Pisa indaga anche sull'eventuale truffa), gli azionisti iniziano a fare fronte compatto a difesa dei propri diritti.

Una serata informativa, a cui ne seguiranno molte altre in tutta la provincia, è stata organizzata ieri a Marostica proprio da un piccolo gruppo di azionisti, coadiuvato da alcuni rappresentanti delle associazioni dei consumatori e dal MoVimento 5 Stelle. Una breve sintesi della situazione attuale per poi passare, soprattutto, a spiegare le varie possibilità di azione legale in capo a quanti hanno visto andare in fumo i propri risparmi senza possibilità di difesa.

«Il problema maggiore - spiega Luca Canale, uno tra i tanti azionisti - è la scarsa informazione che la banca ci ha riservato, non permettendoci di correre ai ripari. Ad essere coinvolti - prosegue - son stati grandi azionisti ma anche piccoli risparmiatori che ora si ritrovano con un pugno di mosche. Al momento, infatti - ricorda - non è possibile vendere: ciò sarebbe fattibile solo a seguito di una quotazione in Borsa - ed è ciò a cui i vertici stanno puntando - ma secondo molti analisti questa si rivelerebbe una soluzione valida solo per i grandi azionisti e assolutamente svantaggiosa per il pensionato che ha investito una somma di denaro contenuta».

Gli umori, in sala, sono piuttosto accesi. Amarezza e smarrimento i sentimenti che maggiormente si percepiscono a fronte di un rapporto di fiducia con un istituto bancario radicato sul territorio e con i vari funzionari improvvisamente venuto meno.

«Auspico - tuona Alfredo Bellucco, Federcontribuenti - che la politica, a prescindere dal partito, prenda posizione su tale vicenda. Si registra la perdita di 8 miliardi di euro, il 6% del Pil del Veneto. Come se non bastasse - aggiunge - va sottolineata la macchinazione criminale messa in moto dalla banca nel costringere molti soggetti a sottoscrivere azioni in cambio di finanziamenti, azione assolutamente illegale e quindi perseguibile».

116 mila circa gli azionisti coinvolti, di cui solo 36 mila nella provincia di Vicenza. E tutti, ora, si chiedono quali siano le mosse più efficaci per tutelarsi. La via legale è duplice, penale e civile. Nel primo caso - hanno spiegato i legali in sala - gli azionisti si possono rivolgere alle varie associazioni dei consumatori per aderire all'esposto collettivo che sarà presentato in procura al fine di costituirsi parte civile e chiedere il risarcimento del danno all'interno di un eventuale processo penale che dovesse instaurarsi.

Dal punto di vista civilistico, invece, la situazione è più complessa, in quanto non sembrano - almeno per il momento - integrarsi i presupposti per l'avvio di una cosiddetta "class action" previsti dall'articolo 140 del codice del consumo, in quanto gli interessi degli azionisti sono estremamente eterogenei e non permettono di portare avanti un'azione unitaria (cosa che, hanno spiegato gli esperti, è possibile invece in un caso come quello della Volkswagen). In ogni caso, il consiglio è quello di intraprendere questa via - singolarmente - solo qualora si possa vantare un danno altamente dimostrabile.

Allo stato attuale, quindi, il percorso penale sembra quello meno cosparso di ostacoli. In ogni caso, la situazione al momento è ferma allo stato transattivo, e qualora si dovesse procedere - assicurano i rappresentanti delle associazioni dei consumatori - saranno stilati dei preventivi di spesa affinché ciascun soggetto abbia un quadro preciso dei costi che andrebbe ad affrontare.

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