Paolo Belli: «Devo tutto a mia moglie, quando ero in crisi mi ha detto: “Ci penso io”»

Parla lo showman: «Alla fine degli Anni ‘90, quando nessuno mi cercava, Deanna mi assicurò che avrebbe provveduto a ogni spesa. Mio figlio Vladik è bloccato in Bielorussia»

Domenica 6 Novembre 2022 di Andrea Scarpa
Paolo Belli: «Devo tutto a mia moglie, quando ero in crisi mi ha detto: Ci penso io »

Una decina di anni fa, lo racconta in maniera divertita, sforzandosi di mantenere un tono serio, stava per stecchire Ligabue. «Io e lui abitiamo a nove chilometri di distanza, lui a Correggio (Reggio Emilia, ndr) e io a Carpi (Modena, ndr). Una mattina guidando in una stradina fra i campi, lo vedo correre - al contrario di quello che di solito si fa - lungo il mio stesso senso di marcia, davanti a me. Bene, all’improvviso mi taglia la strada. Non l’ho preso per miracolo. Già mi immaginavo i titoli... (ride, ndr)». La chiacchierata con Paolo Belli, 60 anni, ex leader dei Ladri di biciclette, dal 2005 nel cast di Ballando con le stelle - ieri sera su Rai1 è andata in onda la quinta puntata - al fianco di Milly Carlucci, 68, comincia così, parlando di musica, la sua vita. 

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All’epoca vi conoscevate?

«Certo.

La prima chitarra elettrica l’ha comprata nel negozio di strumenti musicali dove da ragazzo, dopo aver fatto l’elettricista e il benzinaio, lavoravo come commesso. Voleva lo sconto».

Gliel’ha fatto?

«No. Il proprietario da quell’orecchio non ci sentiva».

Avete mai suonato insieme?

«Sì. Qualche anno fa, durante un intervallo di una partita della Nazionale Cantanti abbiamo duettato Knockin’on Heaven’s Door di Bob Dylan. E prima ancora Liga aveva scritto una canzone per me, Tu dov’eri, che non ho inciso e nemmeno so dove sia finita».

E lui come l’ha presa?

«Non me l’ha mai chiesto».

Al Conservatorio di Reggio Emilia che strumento studiava?

«Io volevo seguire i corsi di pianoforte, ma non c’era posto. Idem per chitarra e violino. Scelsi il fagotto, il sax della classica».

Arrivato alla diciassettesima edizione, un musicista come lei non s’è stufato di “Ballando”?

«Per niente. In tv mi vede gente di ogni età, che spesso viene ai miei concerti, e non finisco mai di imparare. E poi c’è Milly, che mi ha cambiato la vita».

Come?

«Mi ha insegnato educazione e professionalità. Disciplina e concentrazione. Io prima ero solo un istintivo, con lei ho capito l’importanza dello studio e dei dettagli. Mi ha indicato nella misura il modo migliore per entrare nelle case degli italiani».

È vero che con Milly si sente ancora oggi in soggezione?

«Sì. Quando faccio una riunione con lei vado un po’ nel pallone e mi viene da dire parole di cui a volte non conosco neanche il significato. Lei e altre due persone, che rispetto enormemente, mi fanno questo effetto: Gianni Morandi e Red Ronnie. Comunque sia, oggi lo posso dire: nella vita mi è andata benissimo».

Per un certo periodo è andata male.

«Malissimo. Con i Ladri dopo una partenza favolosa - Sanremo, tour con Vasco Rossi, due Festivalbar vinti nel 1989 e 1990 - è successo un casino».

Cosa?

«Nessuno può preparare al successo. E noi avevamo intorno gente che non ci aiutava, così prima di litigare abbiamo chiuso la baracca».

Avete litigato, sia sincero. I Ladri per un po’ sono andati avanti anche senza di lei.

«È vero. Eravamo troppo giovani: ci univa la musica, ma poi i soldi e la fama ci hanno diviso. Adesso è tutto a posto, ci frequentiamo e c’è anche sintonia». 

Ora gli altri che fanno?

«Uno suona con Umberto Tozzi, gli altri hanno aperto un ristorante o altre attività». 

È vero che ci sarà una reunion?

«Se ci sarà magia, naturalezza e voglia di fare, perché no?».

Dopo di loro lei ha vissuto una lunga crisi, come ne è uscito?

«Con mia moglie Deanna, che mi ha sempre detto di non mollare e che ai soldi per campare ci avrebbe pensato lei. “Sei nato per fare questo”, mi ripeteva»

Che lavoro fa?

«Faceva la parrucchiera, ora si occupa di me. Grazie a lei mi misi a studiare fino a quando non mi chiamò Piero Chiambretti, a metà del 1996, cinque anni dopo la mia uscita dai Ladri».

Cosa le offrì?

«Di partecipare al suo show su Rai3, Il laureato Bis. Ricordo che quel giorno, sabato mattina, stavo per buttare il telefonino: ormai non mi chiamava più nessuno. Ero diventato trasparente». 

Dal 2000 al 2003 ha lavorato con Panariello a “Torno sabato”: con lui come finì?

«Bene. Ci promettiamo sempre di fare qualcosa insieme».

Perché nel 2006 non partecipò al suo Sanremo?

«Non avevo tempo. Lavoravo già con Milly. A Giorgio devo tanto, come a Piero e a Milly».

È vero che dopo gli spettacoli con Panariello Rai1 le offrì un “one man show” e lei non l’accettò?

«È vero. Non ce la feci a mollare la mia orchestra. Con tutti loro ho mangiato pane e cipolla per una vita, dopo i Ladri, e quindi scelsi Milly. Con tutto il bene che posso volermi, e non sono un campione di autostima, da solo sarei arrivato al massimo a dieci. Con loro arrivo sempre a trecento. Feci la scelta giusta. Come Bruce Springsteen quando decise di tornare con la E Street Band».

Non si allarghi.

«Per carità, si fa per dire».

Così guadagna di meno?

«Sì, le fette della torta sono più piccole, però mangiamo tutti ogni giorno. Passo con loro trecento giorni l’anno. E con il lockdown gli ultimi anni sono stati terribili. Siamo stati bravi a restare uniti».

Secondo lei certi treni, come il “one man show”, ripassano?

«Forse, ma non ci penso». 

La Rai le ha offerto qualcosa?

«Per ora una grande manifestazione d’affetto».

Ok. È ancora presto per parlare.

«Sto bene così. Faccio quello che sognavo di fare da bambino: lo show del sabato sera. Mi sento così fortunato che riesco anche a violare una delle leggi fondamentali dello spettacolo».

E quale sarebbe?

«Mai farsi vedere dal pubblico prima di andare in scena. Io invece mezz’ora prima di Ballando, o di un concerto, mi butto in mezzo alla gente: parlo, firmo autografi, faccio foto. E ringrazio. Mi godo tutto».

Lei fa una media di 50 chilometri al giorno in bici, anche durante “Ballando”: è dimagrito così?

«No. Ho perso peso mangiando di meno. E la bici mi fa venire una fame da pazzi».

Chi l’ha messa a dieta, sua moglie?

«Milly. Comincia a chiamarmi d’estate: “Ciao Paolo, quanto pesi? Mi raccomando...».

Ha imparato a dire di no?

«Adesso sì, prima mai. Purtroppo».

Che intende dire?

«Avrei potuto rifiutare qualche concerto e partire più spesso per le vacanze con mia moglie e mio figlio. Certe cose non tornano».

Con suo figlio adottivo, Vladik, come va?

«Fra di noi, bene. Per lui, male. Qualche anno fa è tornato in Bielorussia, dov’è nato, per sposarsi. Ora a 33 anni, ha due figli e con tutti loro vorrebbe tornare in Italia, ma per colpa della guerra non riesce a partire».

La rinuncia più grande che ha fatto?

«Sono un privilegiato, non mi lamento. Anche se è stata dura andare sul palco lo stesso giorno in cui è morto mio padre. E sabato scorso è stato difficilissimo andare in onda dopo aver saputo, un quarto d’ora prima della diretta, che mio fratello in bici era stato travolto da un’auto. L’ha scampata bella. “Un miracolato”, hanno detto i medici. Ma lo spettacolo deve continuare. La gente paga per svagarsi, non deve pensare ai nostri problemi».

È vero che è bravo a ballare?

«Da ragazzo frequentavo le balere e mi davo da fare con tango, mazurka, polka, valzer, samba, chacha, jive...».

Quei vestiti tremendi che indossa chi glieli fa?

«La costumista della Rai. La mandante, però, è mia moglie».

Crede in Dio?

«Vengo da una famiglia di comunisti, ma se faccio questa vita lassù qualcuno deve esserci. Sono un miracolato».

Ultimo aggiornamento: 12:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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