Meghan Markle, vittoria in tribunale contro la stampa britannica: «Violazione della privacy»

Cinque articoli che riproducevano parti di una lettera “personale e privata”

Giovedì 2 Dicembre 2021 di Leonardo Jattarelli
Meghan Markle

Meghan Markle, la duchessa del Sussex (40 anni) ha citato in giudizio Associated Newspapers Limited (ANL) per cinque articoli che riproducevano parti di una lettera “personale e privata” indirizzata a suo padre, Thomas Markle, 77 anni, nell’agosto 2018.
E l’ex attrice diventata reale aveva vinto la sua causa all’inizio di quest’anno quando un giudice dell’Alta Corte si è pronunciato a suo favore senza un processo completo. Così l’ANL aveva presentato ricorso e, in un’udienza di tre giorni a novembre, ha sostenuto che il caso dovesse nuovamente andare a processo riguardo alle affermazioni di Meghan contro l’editore, inclusa la violazione della privacy e del copyright.
Tre alti giudici hanno emesso la loro decisione su tale appello giovedì scorso alle 10, appello è stato respinto.

Meghan con suo padre Thomas

I FATTI
Riassumendo i termini della questione, il giudice Sir Geoffrey Vos ha dichiarato: «La Corte d’appello ha confermato la decisione del giudice secondo cui la duchessa aveva un ragionevole diritto di privacy per il contenuto della lettera.

Quei contenuti erano personali, privati e non di interesse pubblico legittimo.

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Gli articoli del Mail on Sunday hanno interferito con il diritto di privacy della duchessa e non erano un mezzo giustificato o proporzionato per correggere le inesattezze sulla lettera». Spiegando le decisioni, lo stesso giudice ha detto: «Era difficile vedere quali prove avrebbero potuto essere addotte al processo che avrebbero potuto cambiare la situazione». Infatti era stato nella posizione migliore di qualsiasi altro giudice del processo per esaminare l’articolo uscito sulla rivista People, la lettera e gli articoli di The Mail On Sunday per decidere se la pubblicazione del contenuto della lettera fosse appropriata per confutare le accuse contro il signor Markle.

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Il giudice aveva deciso che, sebbene sarebbe stato anche giusto pubblicare una parte molto piccola della lettera, non era affatto necessario  e legale pubblicare la metà del contenuto della lettera stessa come ha fatto l’ANL. Rispondendo alla sentenza, Meghan ha dichiarato in una nota: «Questa è una vittoria non solo per me, ma per chiunque abbia mai avuto paura di difendere ciò che è giusto. Fin dal primo giorno, ho trattato questa causa come un’importante misura di “giusto contro sbagliato”. L’imputato ha trattato invece la cosa come un gioco senza regole. Più a lungo lo avessi trascinato - ha detto ancora Meghan Markle - più si potevano distorcere i fatti e manipolare il pubblico (anche durante l’appello stesso), rendendo un caso semplice straordinariamente contorto al fine di generare più titoli e vendere più giornali: un modello che premia il caos al di sopra della verità. Nei quasi tre anni da quando è iniziato il caso, sono stata paziente di fronte a inganni, intimidazioni e attacchi calcolati».
La dichiarazione della duchessa prosegue: «I tribunali hanno tenuto conto delle ragioni dell’imputato e la mia speranza è che tutti inizino a fare lo stesso, perché per quanto lontano possa sembrare quanto accaduto dalla vita personale di ciascuno, in realtà non lo è. Domani potresti essere tu. Queste pratiche dannose sono un fallimento quotidiano che ci divide e tutti meritiamo di meglio».


L’ACCUSA
Ai giudici, Sir Geoffrey Vos, Dame Victoria Sharp e Lord Justice Bean è stato detto che 585 parole su 1.250 erano state ripubblicate nei cinque articoli.
Gli avvocati di Meghan hanno sostenuto che la lettera era «profondamente personale» e «evidentemente doveva essere tenuta privata».

 


Jason Knauf, ex segretario alle comunicazioni del duca e della duchessa del Sussex, ha affermato in una dichiarazione che Meghan ha scritto la lettera sapendo di correre il rischio che potesse trapelare qualcosa, tanto che in preccedenza lei gli aveva inviato una prima bozza della lettera e aveva scritto: «Ovviamente tutto ciò che ho scritto è con la consapevolezza che qualcosa potrebbe trapelare, quindi sono stata meticolosa nella scelta delle parole, ma per favore fatemi sapere se qualcosa potrebbe essere intrepretata in modo errato».
Il mese scorso, una fonte vicina alla famiglia reale, ha rivelato che la monarchia era rimasta “frustrata” dalla causa sulla privacy. Parlando al Sunday Times, la stessa fonte ha detto: «C’è frustrazione perché molte persone nella casa Reale hanno detto che non era saggio procedere con il caso. Ma ora la lettera è stata resa nota».

Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 12:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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