Marcell Jacobs a Verissimo: «Ho fatto pace con mio padre»

Domenica 19 Settembre 2021 di Eva Carducci
Marcell Jacobs a Verissimo: «Ho fatto pace con mio padre»

«La mia vita dal 1 agosto è cambiata per sempre.

All'inizio non avevo realizzato bene quello che era successo, a livello personale è cambiato tutto, e ho realizzato l'impresa quando ho abbracciato mio figlio tornando a casa da Tokyo».

Esordisce così a Verissimo il due volte campione olimpico Marcell Jacobs, primo ospite della versione domenicale del salotto di Silvia Toffanin.

Commenta così l'uomo più veloce al mondo (vincitore dei 100 metri e della staffetta 4x100): « La semifinale del giorno prima della finale dei 100 metri è stata la parte più difficile, correvamo con i più forti del mondo, ma non c'era un favorito, quindi sapevo che da lì potevo, se non altro, giocarmela il giorno dopo. Quando sono arrivato al campo il 1 agosto, rispetto al giorno prima, c'era davvero una tensione incredibile. Però devo dire che me la sono goduta, quando sono entrato nello stadio, tutti i sacrifici che ho fatto per arrivare a quel momento, ho pensato solo di doverci provare e di divertirmi. Quando ho guardato la pista però me lo sono sentita la vittoria, ho pensato "adesso vinco," e così è stato. Ero contento di essere lì, l'unico posto in cui desideravo essere sin da bambino, e penso che si sia percepito anche a casa, si vedeva che ero sorridente, mentre i miei avversari erano molto tesi.

Ai colleghi della stampa estera che hanno messo in dubbio la sua performance invece risponderebbe così: «Più che altro è stato ridicolo trovare un atleta della loro staffetta positivo al doping. Può dispiacere accusare qualcun altro e poi ritrovarti il problema in casa. Quando fai certe cose e poi tornano indietro…».

Per i compagni di staffetta solo pensieri positivi: «Non avevo ancora realizzato la mia vittoria quando poi siamo scesi in campo per la staffetta. Ci siamo detti non facciamo nessuna entrata effetto, entriamo e vinciamo l'oro. Rivalità con Tortu? Solo sportiva, altrimenti non ci sarebbero stimoli a spingere sempre di più. Filippo è sempre stato il numero uno della velocità in Italia, e per me è sempre stato uno stimolo, perché perdevo e tornavo in campo più arrabbiato di prima, perché volevo fare meglio, anche lui l'ha sempre detto è una rivalità che ci sprona a dare sempre di più. Una rivalità sportiva, nulla di più».

L'abbraccio con il collega di medaglia olimpica, il saltatore Gianmaro Tamberi, Jacobs lo commenta così: «Un conforto per tutta la strada che abbiamo fatto insieme. Se non avessi avuto l'infortunio probabilmente avrebbe già vinto una medaglia nell'Olimpiade precedente. Abbiamo sempre dato il massimo entrambi, e ce l'abbiamo fatta, siamo sul tetto del mondo nonostante le delusioni».

A sorpresa entra Tamberi in studio, già ospite della Toffanin nella precedente puntata di sabato. Jacobs si riprende così: «Mi ha fatto venire gli occhi lucidi e vederlo, ritrovarsi anche qui dopo la vittoria olimpica è sicuramente emozionante».

Riprende il racconto della sua vita Jacobs: «Inizialmente ero dubbioso sull'utilizzo del mental coach, perché significa che c'era qualcosa che non andava e che dovevo sbloccare. La testa conta tanto quanto le gambe, va allenata. Ho vinto anche per questo». 

Rapporto speciale con la mamma: «Ha sempre cercato di darmi tutto quello che poteva, delle volte rimaneva a casa a lavorare mi mandava al mare con i nonni per non farmi mancare niente non ho mai avuto il ricordo di mio padre. Ho perdonato mio padre ora, grazie anche alla mental coach. Sui social con Facebook mi ha un po' cercato negli anni, ma io avevo chiuso la porta, che non ho mai riaperto. La mia mental coach però ho notato che c'era qualcosa che mi bloccava quando correvo, dovevo far pace con me stesso e anche con questo lato della mia famiglia. Egoisticamente l'ho ricercato, e così dal nulla gli ho riscritto per sapere come stava, l'ho fatto per me, poi pian piano abbiamo iniziato a parlare e abbiamo ricostruito il nostro rapporto. Nella mia mente non c'è più quel muro che c'era prima. Giusto dare una nuova possibilità a chi ti ha messo al mondo». 

Jacobs come padre: «Ho avuto il primo figlio quando ero molto giovane, forse anche per questo non sono riuscito ad essere molto presente. Amo i miei figli, sono dei terremoti. Credo e spero di essere un buon padre. Quando ci siamo conosciuti abbiamo fatto il primo anno a distanza con Nicole e poteva calare il desiderio se avessimo vissuto sin da subito insieme, invece avevamo sempre una voglia matta di vederci, e ogni momento era buono per incontrarci. Poi ci siamo trasferiti entrambi a Roma, perché io mi alleno lì, lei non c'ha pensato due volte e ha interrotto un contratto a tempo indeterminato. Non abbiamo mai pensato di andar via dall'Italia, anche perché sono un atleta e gioco per il mio paese. Non ho ancora fatto la proposta, ma abbiamo scelto la data 17 settembre 2022, il giorno del suo compleanno». 

Ultimo aggiornamento: 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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