Jovanotti e il dramma del cancro della figlia: «Teresa è stata fortissima, a me cedevano le gambe»

La vicenda della figlia dimostra la necessità della prevenzione. Il cantautore racconta la loro esperienza

Venerdì 8 Ottobre 2021
Jovanotti testimonial Ieo dopo la lotta al tumore della figlia: «Teresa è stata fortissima, a me cedevano le gambe»

Jovanotti testimonial dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, dopo che la figlia Teresa ha sconfitto un tumore. Il cantautore ha raccontato l'esperienza vissuta con la malattia della figlia, un caso che dimostra l'importanza della prevenzione. In occasione dell'evento 'Ieo per le donne', tante pazienti hanno raccontato le loro storie di lotta contro il cancro al seno. Con loro c'era anche Jovanotti, ospite speciale della mattinata, dopo che la figlia Teresa è riuscita a sconfiggere il tumore di Hodgkin che le era stata diagnosticato a luglio 2020. «Mia figlia si era accorto di avere un linfonodo che le faceva male, dopo un primo esame le fu suggerito di fare ulteriori approfondimenti allo Ieo e lì abbiamo avuto la diagnosi» - racconta il cantautore - «Da quel momento è è iniziata un’avventura, durata per sei mesi difficili che si sono conclusi bene. Ora la malattia è scomparsa e Teresa ha ripreso la sua scuola».

Jovanotti racconta anche il periodo di cura della figlia Teresa: «Lei e mia moglie hanno affrontato questo viaggio con una forza che mi ha sorpreso.

Pensavo di essere io quello forte della famiglia, invece mi sono accorto che le gambe mi cedevano». Ripensando a quei mesi duri, il cantautore spiega: «Ora posso rivedere tutto in modo un po' più razionale. Da padre ho imparato che queste cose  si affrontano, con strumenti evoluti e complessi, un giorno alla volta, con un obiettivo davanti e guardando al futuro, con coraggio, speranza e fiducia. Queste sono tre parole fondamentali, insieme all’amore».

Dopo il racconto di Jovanotti, è intervenuto Paolo Veronesi, figlio di Umberto, fondatore dello Ieo, che ha parlato del cancro al seno e della prevenzione. «Gli screening, i controlli, sono fondamentali. Ed è importanti farli dai 30 anni in su se in famiglia ci sono già stati casi» - spiega il medico - «La capienza in sala è ridotta, ma l’energia di queste donne riempie anche le sedie vuote. C’è chi vive la malattia in una fase avanzata, chi l’ha scoperta presto. Alcune parlano di nuovi inizi e interessi. È un grande risultato anche riuscire a combattere la rassegnazione che prima accompagnava il tumore».

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