Jane Fonda e le molestie dal regista René Clement: «Voleva portarmi a letto per sentire come erano i miei orgasmi»

La rivelazione dell'attrice durante un talk: «Nel 1964 René Clement mi disse: "Nel film c'è la scena di un orgasmo: ho bisogno di vedere com'è il tuo"»

Venerdì 19 Maggio 2023 di Gianluca Cordella
Jane Fonda e le molestie dal regista René Clement: «Voleva portarmi a letto per sentire come erano i miei orgasmi»

Un'avance nascosta da motivazioni professionali. A dir poco, discutibili. Sono passati quasi sessant'anni e Jane Fonda lo racconta con il sorriso sulla bocca, ma all'epoca dei fatti non deve essere stato affatto piacevole trovarsi nella situazione per la futura vincitrice di due Oscar. Siamo nel 1964 e l'attrice, allora 27enne, si trova in Francia per la sua prima interpretazione nella terra della Nouvelle vague. Si tratta di “Joy House” – uscito in Italia come “Crisantemi per un delitto” - in cui la Fonda interpreta la diabolica Melinda che tiene in scacco Alain Delon, il Marc della pellicola. A girare il film è il regista francese René Clement, che all'epoca aveva 51 anni. Ed è proprio da lui che è arrivata la proposta indecente raccontata dall'attrice durante il programma “Watch what happens Live” al conduttore Andy Cohen. «Mi ha chiesto di andare a letto con lui perché il personaggio che interpretavo doveva avere un orgasmo nel film e lui aveva bisogno di vedere come erano i miei orgasmi», ha raccontato la Fonda tra l'incredulità e lo stupore dello studio. «L'ha detto in francese e io ho fatto finta di non capire», ha aggiunto ridendo. «Avrei tante storie per te, ragazzo, ma non abbiamo tempo» ha aggiunto l'attrice scherzando con il conduttore.

Cannes nella bufera

Le rivelazioni di Jane Fonda arrivano in un periodo non facile per l'indutria cinematografica francese. Proprio nel periodo del Festival di Cannes – che si chiuderà il 27 maggio prossimo – il settore è stato scosso dalle testimonianze di diverse donne che hanno parlato di misoginia e abusi sessuali come prassi all'interno del movimento. E' cominciato tutto con la scelta di proiettare come film d'apertura della rassegna “Jeanne du Barry”, interpretato da Johnny Depp, fresco di vittoria nella battaglia legale contro la ex moglie Amber Heard che lo accusava di comportamenti violenti. Ma se i sostenitori dei Jack Sparrow gli hanno tributato un caloroso bentornato, per i critici il Festival ha dato visibilità a un presunto molestatore. Tra loro la giornalista Eve Barlow che ha pubblicato sui social, dietro l'hashtag #CannesYouNot, foto di Depp in compagnia di Harvey Weinstein e di Roman Polanski.

Lo stesso Polanski che è stato citato nei giorni scorsi da Adèle Haenel, interprete di “Ritratto della giovane in fiamme”, che dopo la plateale protesta del 2020 ai Cesar award – uscì dal teatro gridando «Vergogna» alla sala che celebrava il premio consegnato proprio al regista di “Rosemary's baby” - ha scritto una lettera nei giorni scorsi annunciando il suo ritiro dal cinema a soli 34 anni, come «atto politico».

L'accusa a Cannes è pesante: «Sono pronti a fare qualsiasi cosa per difendere i loro capi stupratori». E il riferimento, oltre che a Polanski, condannato per lo stupro di una ragazza di 13 anni nel 1977, è a Gérard Depardieu, accusato di comportamento «sessualmente inappropriato» da 13 donne. La stessa Haenel, tempo addietro, aveva accusato il regista francese Christophe Ruggia di averla aggredita sessualmente quando aveva solo 12 anni.

Accusa che, nonostante le smentite di Ruggia, ha portato a un'inchiesta contro il regista per aggressione sessuale.

La replica del Festival comunque non si è fatta attendere. Il direttore Thierry Frémaux, riferendosi all'atto di accusa di Haenel, ha detto: «Non pensava queste cose quando è venuta a Cannes, a meno che non soffrisse di qualche folle dissonanza cognitiva...».

Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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