Accusato di aver violentato e stuprato una collega di lavoro, operaio viene licenziato.
La donna infatti lavora nella stessa azienda dove prestava servizio quello che, secondo le accuse, sarebbe stato il suo carnefice. La ditta dove lavorava l'operaio e che produce materiale plastico ha anticipato la decisione del giudice preparando la lettera di licenziamento.
Ieri mattina sul banco dei testimoni sono salite sul banco dei testimoni le operatrici dell'associazione antiviolenza "Fammi Rinascere" che per prime hanno raccolto la denuncia della ragazza e che continuano a supportarla attraverso anche un percorso psicologico.
LA RICOSTRUZIONE
L'uomo, subito dopo lo stupro, venne arrestato. Era il settembre dello scorso anno. Secondo le accuse avrebbe minacciato la donna con un coltello, l'avrebbe massacrata di botte e violentata in più occasioni. Il 28enne le aveva dato appuntamento alla stazione di Anagni e dopo averla fatta salire in auto, per evitare che potesse chiedere aiuto, le aveva gettato dal finestrino la borsa ed il cellulare. Poi dietro la minaccia di un coltello l'aveva costretta ad un primo rapporto sessuale. Non contento di averla umiliata in quel modo l'aveva presa a pugni e calci. Durante il tragitto si era fermato in una strada periferica di Frosinone e dopo essersi appartato aveva consumato per la seconda volta un altro stupro. Ma l'uomo non si era fermato lì. Dopo averla di nuovo a massacrarla di botte l'aveva filmata mentre consumava un altro rapporto sessuale.
A far scattare la denuncia fu la madre della ragazza dopo aver visto in quali condizioni era tornata a casa la figlia. La prossima udienza è stata fissata per il 14 luglio. In questa data dovranno essere ascoltati due testimoni della procura per i quali è stato chiesto l'accompagnamento coatto. L'imputato è difeso dall'avvocato Luigi Tozzi.