Sparò al parente di un camorrista per vendicarsi di una spedizione punitiva, processo da rifare per un ciociaro

La Cassazione ha ribaltato i verdetti di primo e secondo grado: l'uomo è accusato di tentato omicidio

Venerdì 19 Maggio 2023 di Marina Mingarelli
Sparò al parente di un camorrista per vendicarsi di una spedizione punitiva, processo da rifare per un ciociaro

Tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, i giudici della Cassazione annullano la sentenza emessa prima dal gup e poi dalla Corte di Appello, nei confronti di T.D.

un trentasettenne che ha risieduto per tanti anni nel capoluogo ciociaro. I fatti risalgono al 2016 quando l'uomo che si era trasferito in Campania, era stato accusato di aver sparato ad un ragazzo che a sua volta si era reso responsabile di una spedizione punitiva. Secondo le accuse, spinto dal desiderio di vendetta, e senza nemmeno avere timore che si trattava del parente di un soggetto affiliato della camorra, aveva fatto fuoco ferendo la vittima designata. Fortunatamente il giovane anche se seriamente ferito era riuscito a salvarsi. Ma nei confronti del 37enne era scattata l'accusa di tentato omicidio. Per tale reato i giudici lo avevano condannato con il rito abbreviato a 12 anni di carcere. Proprio perché c'era stato lo sconto di pena di un terzo, i magistrati, data l'aggravante del metodo mafioso, erano partiti da ben trenta anni di carcere.

L' avvocato difensore Christian Alviani , nel corso della sua battaglia legale ha sempre cercato di dimostrare l'insussistenza di quelle accuse nei confronti del suo assistito. A dargli ragione proprio i magistrati della Corte Suprema. I magistrati infatti proprio nei giorni scorsi hanno annullato la sentenza ritenendo la pena troppo eccessiva rispetto alla entità dei fatti. A questo da aggiungere la sussistenza di motivi abietti e futili. A seguito di tali fatti il processo ricomincia da zero. Grande la soddisfazione del legale Alviani per questa sentenza annullata. Adesso dovrà rimettersi al lavoro per assicurare al suo assistito il minimo della pena. Così come sostenuto dai magistrati della Corte Suprema , si era trattato sicuramente di un comportamento che andava punito con la reclusione. Ma di certo il 37enne non doveva assolutamente scontare tutti quegli anni di carcere.

Ultimo aggiornamento: 16:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA