Settefrati, un paese rimasto senza negozi né scuola: si va all'unico bar anche per prendere pane e latte

Ora, dunque, l'unica speranza degli abitanti è che il "Bar Vitti" resti aperto a lungo

Giovedì 23 Febbraio 2023 di Stefano De Angelis
Settefrati, un paese rimasto senza negozi né scuola: si va all'unico bar anche per prendere pane e latte

«Buongiorno, ci sono i miei filoni? Sono arrivate le mie pagnotte?». Non ci sarebbe nulla di strano se queste domande venissero rivolte a un fornaio. Diventa un caso, più unico che raro, invece, quando vengono fatte al titolare del bar, peraltro l'unico in paese e nel raggio di oltre cinque chilometri. Accade a Settefrati, piccolo centro montano della Val di Comino, poco più di 250 nuclei familiari.

Una bomboniera ai piedi del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise dove i residenti sono sempre di meno, così come i giovani, e la popolazione è sempre più anziana. Lì, in quell'angolo di quiete a 780 metri sul mare tra scorci, vicoli e aria fine di montagna, l'incubo della desertificazione risuona a ogni rintocco di campana. Ormai non ci sono più negozi per la vendita al dettaglio. Un'emergenza. Tante porte chiuse e case disabitate. Impossibile acquistare qualunque cosa, dai generi di prima necessità ai vestiti, dai libri ai giocattoli. Neanche una bistecca, un quaderno o un fiore. Le attività artigianali sono scomparse da un pezzo e da settembre non c'è più neanche la scuola materna ed elementare: pochi alunni, in totale meno di quindici, e plesso soppresso.

La favola di Andrea Iervolino da Cassino agli Oscar

SENZA MARKET

Da un anno, da quando ha chiuso l'ultimo market, che si trovava a due passi dalla chiesa del patrono Santo Stefano, c'è rimasto soltanto un bar. E quando è chiuso per riposo settimanale, il lunedì pomeriggio, neanche quello. È il "Bar Vitti", un'attività storica, l'unica dell'area urbana che ha resistito allo spopolamento, alla crisi e alla pandemia. È lì, in piazza, da oltre settant'anni e ora è diventato fondamentale per la vita dei settefratesi. Quella di tutti i giorni. Non è soltanto l'unico luogo di ritrovo per scambiare qualche chiacchiera o per incontrarsi, magari di sfuggita. Da alcuni mesi funge da base strategica per garantire il minimo della sopravvivenza in paese.

A Settefrati, infatti, si va al bar anche per prendere il pane o per comprare il latte. È ormai il solo punto di distribuzione, guai se non ci fosse.

Da quando sono state abbassate tutte le altre saracinesche, la popolazione ha dovuto far di necessità virtù e riorganizzarsi. In molti hanno l'auto e per fare la spesa sono costretti a uscire dal territorio comunale per raggiungere l'area commerciale del bivio di Gallinaro, uno dei paesi limitrofi. Poco più di dieci chilometri tra andata e ritorno. Un costo in più, oltre a quello per riempire il carrello. Chi ha fratelli, figli o nipoti può fare affidamento su di loro. C'è anche chi, in nome della collaborazione, chiede la cortesia al vicino di casa o a chi lavora nei supermercati.

Ma c'è anche chi, soprattutto gli anziani, non sempre può contare su qualcun altro e, a volte, non sa come fare. E allora? E così, oltre alla disponibilità della titolare del bar, Sandra, è scattato il soccorso di due panifici di San Donato Val di Comino, altro centro confinante, e di alcuni ambulanti che salgono a Settefrati per far sentire tutti meno soli e offrire un aiuto. Una rete di solidarietà.

«Una decina di persone al giorno ritirano il pane al bar - racconta Sandra -. Lo ordinano direttamente al panificio via telefono, soprattutto con messaggi whatsapp. Così, ogni mattina, oltre ai cornetti per la colazione, arrivano con il furgone anche filoni, pagnotte e panini. Vengono lasciati al bar e su ciascuna busta c'è scritto per chi sono». Poi Sandra aggiunge: «Ma c'è anche chi mi chiede il latte e allora ne faccio portare di più rispetto a quello che serve per preparare cappuccini o allungare caffè. A volte prendo più confezioni proprio per eventuali improvvise necessità. Più di qualche volta - osserva - il titolare del panificio lascia pane in più e mi dice: "magari qualcun non ce l'ha"».

Ma non è l'unico modo per andare incontro agli abitanti. «Un altro forno manda il furgone in paese una volta a settimana - raccontano alcuni pensionati - e noi ci facciamo trovare in piazza per acquistare il pane». C'è anche una terza soluzione, con i due panifici che coprono le zone di campagna con il sistema porta a porta, laddove c'è richiesta.

DUE GIORNI PER LA FRUTTA
E per la frutta? Chi non vuole o non può uscire da Settefrati, può comprare mele, pere e altro due volte a settimana: «Il mercoledì mattina è presente, sempre in piazza, un commerciante ambulante di Campoli Appennino, mentre il giovedì pomeriggio uno di Alvito - aggiungono -. Fino a non molto tempo fa venivano anche altri due, uno vendeva affettati e formaggi, l'altro le scarpe». Per le calzature, dicono in paese, ancora viene allestito un banco, l'unico, nel giorno del mercato settimanale.

Un'altra possibilità per raggiungere il supermercato o altri negozi di Gallinaro è quella di spostarsi con la navetta, quella che trasporta anche gli alunni: «L'ultima corsa per arrivare al bivio è alle 11, quella per risalire alle 13.45 - spiega un'anziana -. Il problema è che poi bisogna percorrere a piedi, anche per un lungo tratto, la strada regionale che è molto trafficata e senza marciapiede, quindi si corre anche un bel rischio. Poi io e altri della mia età come potremmo tornare alla fermata con il peso delle buste? È praticamente impossibile».

Ora, dunque, l'unica speranza degli abitanti è che il "Bar Vitti" resti aperto a lungo. «Io fin quando potrò rendermi utile alla comunità lo farò come ho sempre fatto - conclude Sandra -. Resteremo aperti di sicuro almeno per un paio di anni, poi valuterò se andare in pensione o meno. D'altronde sono qui da 33 anni. Le tasse sono salate, mandare avanti un'attività non è facile, le spese sono continue e alte. Lo Stato e la Regione dovrebbero redistribuire sui territori i tributi incassati anche per salvaguardare le attività nei piccoli centri, sempre più in sofferenza. Ne vale il futuro dei paesi. Poi, a mio avviso, c'è un altro aspetto: le popolazioni locali devono supportare i pochi negozi rimasti, non andare sempre e solo nei grandi centri commerciali. Altrimenti il rischio è quello di restare a secco di servizi».

Ultimo aggiornamento: 18:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA