Serena Mollicone, il brigadiere suicida e il mistero della lettera e della rosa rossa

Domenica 26 Maggio 2019 di Pierfederico Pernarella
Serena Mollicone, il brigadiere suicida e il mistero della lettera e della rosa rossa

Un mistero dentro un mistero, dentro un altro mistero ancora. Il giallo Mollicone è come una matrioska. E a forza di sfilare, a un certo punto, spuntano uno strano biglietto e una rosa rossa. Un fiore che nell’immaginario comune è sinonimo di amore, ma nella storia del delitto di Serena Mollicone assume un significato sinistro in relazione ad uno degli snodi, tragici, della vicenda: la morte di Santino Tuzi. Le indagini sul suicidio del brigadiere, avviate come parallele, sono confluite nel fascicolo d’inchiesta sulla morte della ragazza.

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L’ISTIGAZIONE AL SUICIDIO
Tuzi, secondo la Procura di Cassino, si è ammazzato perché, dopo aver cominciato a raccontare le prime verità sull’omicidio di Serena Mollicone, ricevette pressioni affinché continuasse a raccontare il falso sulla mattina del 1 giugno 2001 in cui vide entrare la ragazza in caserma. La Procura contesta al maresciallo Vincenzo Quatrale l’istigazione al suicidio. Una ricostruzione diversa rispetto alla tesi del suicidio per amore con cui sia il procuratore Gianfranco Izzo che il suo successore, Mario Mercone, si affrettarono a chiudere l’inchiesta. Ma è soltanto questa la verità sul caso del brigadiere suicida? O ce ne sono altre?
 



Sorvolando sulle singolari circostanze con cui Tuzi si sarebbe tolto la vita e poi venne trovato cadavere, tutti elementi che per quanto anomali sembrano non aver portato a nulla, vi sono dettagli secondari che potrebbero essere oggetto di ulteriori e immediati riscontri. Particolari magari insignificanti a prima vista, come i tanti che nel giallo del delitto Mollicone, ad anni di distanza, sono stati poi utili alle indagini.

IL BIGLIETTO
La mattina del 14 aprile 2008, tre giorni dopo il suicidio di Tuzi, davanti all’abitazione di Anna Rita Torriero, l’ex amante di Santino, venne trovata una rosa rossa in una confezione di cellophane e un biglietto con su scritto a mano: «Adesso prendi tu la tazzulella de cafe». La scoperta venne fatta dall’ex marito della Torriero che denunciò il caso ai carabinieri consegnando sia la rosa che il biglietto.
Uno scherzo di cattivo gusto? Oppure un avvertimento per la Torriero? E perché, nel caso, qualcuno avrebbe dovuto intimorire la donna? Nessuno all’epoca si pose queste o altre domande. Il caso rimase per quello che era: un fatto strano. Molto strano.

Il messaggio, anche se non è mai stato accertato, con tutta probabilità doveva essere legato alla morte di Tuzi. E non solo perché la rosa e il biglietto vennero trovati tre giorni dopo il suicidio del brigadiere. Innanzitutto quel messaggio che suona come un avvertimento e undici anni dopo è l’unico dato ancora eventualmente riscontrabile. Una perizia calligrafica, da comparare con le calligrafie delle persone coinvolte nel caso Mollicone, potrebbe fornire elementi utili?

Ci sono poi le rose. Tuzi poche ore prima di togliersi la vita passò a casa della Torriero e le lasciò un mazzo di fiori davanti alla porta, insieme a un biglietto d’amore che suonava come un addio (nella foto in basso). Che fiori? Rose rosse. Una coincidenza anche questa? Tutto il materiale venne sequestrato dai carabinieri subito dopo la scoperta del cadavere del brigadiere. C’era un collegamento tra le rose lasciate da Tuzi e quella ritrovata tre giorni dopo il suicidio? Alla luce della nuova ricostruzione della Procura, l’ipotesi non può essere esclusa.

Così come non può essere trascurata un’altra coincidenza, seppure più suggestiva.
Proprio le rose, anzi una rosa rossa era stata scelta come simbolo del volantino dedicato a Serena nel giorno dei suoi funerali. Immagini che si rincorrono e si accavallano. E infittiscono il mistero.

Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA