Mollicone, sale la tensione. La difesa dei Mottola: «Accuse ad effetto». Oggi le prime arringhe

Mercoledì 6 Luglio 2022 di Pierfederico Pernarella
Mollicone, sale la tensione. La difesa dei Mottola: «Accuse ad effetto». Oggi le prime arringhe

«I Mottola non sono come i Ciontoli, non ci sono le prove».

Dopo le richieste di condanna dei pm e alla vigilia delle arringhe difensive, che inizieranno oggi, si alza la tensione nel processo sull'omicidio di Serena Mollicone giunto alle battute finali. La sentenza verrà pronunciata il 15 luglio. Dalla commissione del delitto, il 1° giugno del 2001, saranno trascorsi ventuno anni, un mese e 15 giorni. Ci sono pochi altri precedenti nella cronaca giudiziaria italiana.

Nell'ultima che si è svolta lunedì scorso, i pubblici ministeri Beatrice Siravo e Carmen Fusco hanno formulato le richieste di condanna. La pena più severa è stata avanzata per Franco Mottola, l'ex comandante dei carabinieri della Stazione di Arce. Per lui l'accusa ha chiesto 30 anni. Secondo i pm sarebbe l'ex maresciallo dell'Arma sarebbe stato il vero regista dell'omicidio della 18enne perché, con freddezza e scaltrezza, avrebbe approfittato delle sue competenze e del suo ruolo di comando per coprire il delitto e depistare le indagini inizialmente da lui stesso condotte. Per Marco Mottola sono stati chiesti 24 anni, 21 per la madre Anna Maria.

Richieste pene più lievi per l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale (15 anni) per il concorso nell'omicidio mentre è caduta l'istigazione al suicidio di Tuzi e 4 anni per l'appuntato Francesco Suprano che risponde invece di favoreggiamento per aver fatto mettere la porta contro cui Serena sbattè la testa (l'arma del delitto secondo l'accusa) nel proprio alloggio.

E oggi cominceranno a parlare proprio i difensori di Quatrale e Suprano. Poi, giovedì, sarà la volta dei delle arringhe difensive per la famiglia Mottola. E alla vigila del rush finale della discussione, il criminologo Carmelo Lavorino, consulente per la difesa della famiglia dell'ex maresciallo, respinge polemicamente l'accostamento, fatto dal pm Fusco, tra il caso di Serena Mollicone e quello di Marco Vannini, il giovane di Ladispoli colpito per sbaglio da un proiettile sparato dal padre della fidanzata, Antonio Ciontoli, anche lui un carabiniere, e morto dissanguato con la complicità di tutto il resto della famiglia.

Per Lavorino un simile accostamento è stato fatto «soltanto per avere un titolo di giornale» perché, secondo il criminologo, «mentre per il caso Vannini ci sono le prove della presenza del giovane nella casa dei Ciontoli e dell'omissione di soccorso, per quello di Serena Mollicone le accuse si reggono soltanto sulle delle ipotesi».

Un antipasto polemico delle arringhe. Alla difesa Mottola, in particolare, toccherà provare i pilastri dell'accusa: dalla porta alla confessione di Tuzi, passando per i presunti depistaggi. Oggi invece parleranno le difese di Quatrale e Suprano. Più complessa la posizione del primo. I legali dell'ex luogotenente dovranno confutare in primo luogo l'accusa di aver falsificato l'ordine di servizio del mattino in cui, secondo l'accusa, Serena si trovava in caserma.
 

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