Ferentino, festa per Mattarella: il dialogo con un'alunna, l'invito a tenere vivo il ricordo di don Morosini

Venerdì 15 Marzo 2024 di Stefano De Angelis
Ferentino, festa per Mattarella: il dialogo con un'alunna, l'invito a tenere vivo il ricordo di don Morosini

Una città blindata e colorata a festa con decine di vessilli tricolore.

Così Ferentino ha accolto il capo dello Stato, Sergio Mattarella, giunto nel centro ernico per commemorare don Giuseppe Morosini, il sacerdote buono nativo della città gigliata e fucilato il 3 aprile 1944 a Forte Bravetta, a Roma, durante l'occupazione nazista dopo essere stato condannato a morte dal tribunale tedesco. Era stato accusato di essere vicino alla resistenza. A nulla, purtroppo, valsero i tentativi di salvarlo del Vaticano di fronte al diniego alla clemenza impartito direttamente da Berlino.

“Luminosa figura di soldato di Cristo e della patria”, così recita l'ultima frase della motivazione con cui, il 15 febbraio 1945, fu conferita a Morosini, per onorarne la memoria, la medaglia d'oro al valore militare. “Martire per la libertà” è la frase scolpita sulla stele che lo ricorda, posta accanto al monumento ai caduti della Seconda guerra, al Vascello.

Il presidente Mattarella ha raggiunto Ferentino, di ritorno da Cassino, in occasione dell'ottantesimo anniversario della morte del sacerdote. Non una tappa a caso. Nel 2015, infatti, lo aveva citato nel discorso d'insediamento al Quirinale per il primo settennato, esaltandone coraggio ed eroismo.

In città è stata una festa. Bandiere dell'Italia poste su decine di finestre e balconi già di primo mattino. Striscioni di benvenuto esposti qua e là. Scolaresche e cittadini assiepati nelle zone consentite, dietro alle aiuole o alle transenne, al Vascello. Un lungo applauso e uno sventolio di tricolori hanno accompagnato l'arrivo del corteo presidenziale. Erano le 12.15 quando Mattarella è sceso dall'auto, un'Audi blu. Ha rivolto un saluto agli alunni delle scuole, ai cittadini e si è incamminato percorrendo una cinquantina di metri. Dopo gli onori ai caduti resi dal picchetto militare del reggimento dei Lancieri di Montebello, il presidente, preceduto da due corazzieri, si è diretto verso il monumento dedicato al sacerdote, dove è rimasto in raccoglimento per oltre un minuto, per tutto il tempo delle note del silenzio suonate da un trombettiere dell'unità di cavalleria dell'Esercito. Poi, mentre tornava verso l'auto, si è fermato per una trentina di secondi con i piccoli alunni. Una di loro gli chiede: quali emozioni prova a rappresentare l'Italia? Sono le stesse quando guarda la bandiera o ascolta l'inno? “L'importante è tenere sempre nel cuore e nella mente la nostra bandiera” ha risposto il presidente, che poi è risalito sull'Audi per fare tappa nella chiesa di Sant'Ippolito, dove è sepolto don Morosini. Una visita in forma privata per un omaggio e una preghiera sulla tomba del sacerdote.

Il parroco, don Giovanni Di Stefano, per tutti don Nino, nipote del religioso martire, ha avuto modo di scambiare due parole con il capo dello Stato: “Si è raccomandato di tenere sempre vivo, ogni anno, il ricordo di don Morosini” ha detto don Nino.

Per l'occasione a Ferentino c'era anche Giuseppe Virgili, cugino 83enne del sacerdote strappato alla vita ottant'anni fa. Vive a Roma ed è stato invitato per partecipare a questa mattinata speciale. “Quando don Giuseppe è stato ucciso ero molto piccolo, avevo tre anni. Ricordo che in famiglia si parlava spesso di quei fatti. Quella di oggi è una giornata storica, è un onore per me essere qui. Il presidente mi ha detto che la figura di mio cugino va commemorata ogni anno e che dev'essere presente in tutti noi”.

Un breve dialogo con Mattarella l'ha avuto anche il sindaco di Ferentino, Piergianni Fiorletta: “Ci ha ringraziato per la calorosa accoglienza e ha detto di essere rimasto colpito dalla bellezza della nostra città. Ringrazio i miei concittadini per la grande partecipazione”.

Ultimo aggiornamento: 19:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA