La strage del Covid, 798 targhette nel giardino del ricordo. «Quegli alberi simbolo dell'ossigeno che è mancato»

Sabato 19 Marzo 2022 di Stefano De Angelis
La strage del Covid, 798 targhette nel giardino del ricordo. «Quegli alberi simbolo dell'ossigeno che è mancato»

Il silenzio, il dolore, la sofferenza e la fatica per la tragedia che è stata. La fiducia e la speranza per un mondo migliore, più solidale, con le persone al centro. Sono i messaggi che si sono levati ieri dal piazzale dell’ospedale “Spaziani” di Frosinone in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid. Sono state 798 in Ciociaria, le ultime quattro ieri, da quando il virus si è impossessato del mondo, due anni fa.

Un triste elenco in cui compaiono soprattutto anziani, la fascia più colpita.

Una strage immane, perché tanto è stato tra angoscia e strazio anche per le famiglie di chi non c’è più. I nomi di quanti non ce l’hanno fatta, però, non saranno mai dimenticati. Campeggiano e resteranno scolpiti nel “boschetto ossigeno” dell’Asl, nel prato su cui si erige il monumento a loro dedicato. Le iniziali di ciascuno sono incise su targhette colorate. Formano un cerchio, emblema del sacrificio. A realizzarle sono stati i detenuti del carcere di Paliano. Non un posto a caso, perché come ha sottolineato la manager dell’Asl, Pierpaola D’Alessandro, quegli alberi «sono il simbolo dell’ossigeno che è mancato durante l’emergenza».

LA CERIMONIA
A commemorare nonni, padri, madri e figli che hanno pagato con la vita le ondate della pandemia c’erano tutti: i vertici dell’Asl, il prefetto Liguori, il vescovo Spreafico, rappresentanti dei sanitari, delle forze dell’ordine, delle associazioni, autorità civili, sindaci e l’Imam della comunità islamica frusinate.

Un grande abbraccio collettivo. La commozione era palpabile. Una mattinata trascorsa anche all’insegna della riflessione, non solo sull’avviso recapitato dal virus, che ha fatto scoprire agli essere umani quanto possano essere vulnerabili. Durante la cerimonia, infatti, è stata evidenziata anche un’altra certezza, quella costituita dal grande patrimonio di professionalità pronte a fare squadra al servizio della comunità in caso di necessità. Un valore da salvaguardare. Come l’esercito della sanità nella lotta al Covid, con medici, infermieri e altre figure scese in trincea, giorno e notte, nel tentativo di salvare più vite possibili. Nel mezzo la macchina della solidarietà, con le associazioni parrocchiali e di volontariato impegnate per la raccolta di beni primari destinati a chi ne aveva bisogno.

LA MANAGER ASL
«La provincia di Frosinone ha registrato un alto numero di vittime. Nel commemorarle vogliamo anche ricordare che il Covid non è finito, è tra noi, soprattutto con una variante molto infettiva, e purtroppo ci sta chiedendo ancora un tributo di vite - ha spiegato la manager D’Alessandro -. Lasciamo che le nostre coscienze ci portino a mantenere altissima la guardia. In questi due anni abbiamo affrontato l’emergenza combattendo con coraggio, con spirito di sacrificio, come una grande squadra che ha dimostrato compattezza. Sanitari dell’Asl, Prefettura, forze dell’ordine, sindaci e altre istituzioni, tutti insieme abbiamo costruito una rete coesa. I volti dei sanitari sono stanchi, provati, perché continuano a lottare». Poi ha aggiunto: «Il periodo peggiore è stato tra ottobre 2020 e febbraio 2021, con le zone rosse e quando per assistere i circa 1.500 ricoverati abbiamo dovuto allestire moduli aggiuntivi. Per il futuro dobbiamo fare tesoro di quello che ci ha lasciato la pandemia: ci si salva solo se pensiamo e agiamo come comunità».

È intervenuto anche il prefetto di Frosinone, Ernesto Liguori: «Questa giornata è importante perché vengono ricordate le vittime, il simbolo del dolore e a cui va il nostro pensiero, e ci invita a fare memoria anche della battaglia che abbiamo dovuto combattere, che ha inciso fortemente sulla coscienza collettiva. Credo che il nostro paese abbia tratto la conferma di essere coeso. Va riconosciuta la grande professionalità mostrata nell’affrontare questa emergenza, con i sanitari in prima linea che hanno messo a rischio la loro stessa vita. Anche questo è un grande patrimonio da conservare».

«NESSUNO SI SALVA DA SOLO»
Il vescovo Ambrogio Spreafico, tra l’altro, ha sottolineato: «Con la pandemia abbiamo riscoperto di essere fragili. Memoria vuol dire non dimenticare chi siamo né il dolore che ha colpito la nostra terra e il mondo. C’è stata grande unità e solidarietà, che spero vengano mantenute. Come ha detto il Papa, “nessuno si salva da solo”». A ricordare le vittime è stato anche l’Imam di Frosinone Omar El Jaouzi: «La pandemia non ha colori, non fa differenze e non ha confini» ha evidenziato.

«LACRIME AGLI OCCHI»
Toccante il momento in cui Tiziana Ceccarelli, coordinatrice della terapia intensiva dello “Spaziani”, ha letto il numero delle vittime per ogni comune ciociaro: Frosinone 81, Cassino 63, Alatri 53, Veroli 41, Sora 40, Ferentino 39, Isola Liri 24, Pontecorvo 23, Ceccano e Monte San Giovanni 21 e via di seguito gli altri con minor perdite. «Mi sono venute le lacrime agli occhi, ricordo molto bene diversi pazienti e il posto in cui si trovavano - ha commentato Ceccarelli -. Non li dimenticherò mai». Tutto questo proprio ieri, quando il reparto dell’intensiva si apprestava a dimettere l’ultimo paziente ricoverato.

Ultimo aggiornamento: 11:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA