Il delitto di Serena/Papà Guglielmo:
"Speravo in un Natale diverso"

Mercoledì 19 Dicembre 2018
Il delitto di Serena/Papà Guglielmo: "Speravo in un Natale diverso"
Il Natale è alle porte, il clima di festa nelle famiglie cresce di ora in ora. Ma c’è chi, per il diciassettesimo anno consecutivo, vivrà le festività natalizie in un clima mesto, con tristi ricordi per una figlia assassinata in maniera brutale.
E’ Guglielmo Mollicone, papà di Serena, la 18enne di Arce assassinata il primo giugno 2001. Quello di quest’anno sarà un nuovo Natale senza Serena. Ma un Natale di grande attesa per l’esito delle indagini, ormai concluse, sull’omicidio di sua figlia. 
LO SFOGO
«Pensavo di vivere un Natale diverso, con il regalo più grande che mi sono ripromesso di fare a Serena: avere giustizia in sua memoria e vedere i suoi assassini dietro le sbarre. Purtroppo dovrò attendere ancora qualche tempo, perché i tempi della giustizia non sono quelli di un padre che vive nel dolore». A parlare è proprio Guglielmo Mollicone (assistito dall’avvocato Dario De Santis). Racconta il clima che si vive nella sua famiglia con il Natale alle porte. «Per noi - racconta - dal 2001 le festività natalizie sono un dramma. Una persona, una famiglia che vive con l’ergastolo del dolore nel cuore e nell’anima per la morte di una figlia poco o nulla ha da festeggiare. Ho promesso a Serena che mi sarei battuto fino all’ultimo respiro per avere giustizia, così sto facendo. La Procura, i carabinieri, da quel che posso sapere , hanno fatto un ottimo lavoro. E’ stato rotto quel muro invisibile ed hanno indagato nella giusta direzione. Ora attendiamo gli esiti. Speravo in una decisione del Gip prima di Natale, ma il magistrato deciderà dopo il deposito dell’informativa in Procura. Attendo con pazienza, mentre l’assassino vivrà un nuovo Natale in famiglia» ha concluso Mollicone.
LE INDAGINI
Gli elementi d’indagine sul versante scientifico, punti di forza della Procura, in sostanza sono tre: La relazione della professoressa Cristina Catteneo con la quale sarebbe stata accertata la compatibilità della frattura cranica riscontrata su Serena e il segno di rottura trovata sulla porta sequestrata all’interno dell’alloggio della caserma di Arce.
La consulenza dei Ris con la quale è stata riscontrata la presenza dei materiali della porta e della vernice della caldaia sotto lo scotch e tra i cappelli di Serena e la compatibilità di detti materiali con i luoghi della caserma. Elementi che portano ad ipotizzare che Serena la mattina del primo giugno è entrata in caserma (come riferito dal brigadiere Santino Tuzi, nel 2008, al pm prima di morire suicida), dove, per causa ancora non rese note dagli inquirenti, sarebbe stata colpita e spinta contro la porta.
L’INFORMATIVA
Un quadro indiziario sul quale dovrà lavorare il Pm Beatrice Siravo, una volta ricevuta l’informativa dal comando provinciale dei carabinieri, dove il colonnello Fabio Cagnazzo ha istituito un pool investigativo. 
Gli indagati sono cinque: l’ex maresciallo comandante della stazione dei carabinieri di Arce Franco Mottola, sua moglie e suo figlio Marco (assistiti dall’avvocato Francesco Germani), per omicidio volontario e occultamento di cadavere. 
Per concorso morale il luogotenente Vincenzo Quatrale (assistito dagli avvocati Francesco Candido e Paolo D’Arpino), per favoreggiamento il carabiniere Francesco Suprano (assistito dagli avvocati Eduardo Rotondi ed Emiliano Germani). 
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