Città invase dai cinghiali: la paura dei cittadini e gli appelli inascoltati

Lunedì 12 Ottobre 2020
Cinghiale in città

Cinghiali che entrano nei cortili delle scuole (come nella Pietrobono di Frosinone), che attraversano le strade (come in autostrada, a Roccasecca) causando spaventosi incidenti, che invadono le vie principali delle città (come a Cassino e Frosinone). Per non parlare degli immensi danni alle coltivazioni e alle aziende agricole. «Ho chiesto il risarcimento alla Regione da 5 anni - denuncia Franco, titolare di una azienda di Castro - Ma non è arrivato mai un centesimo. E pensare che dobbiamo difenderci con reti e fili elettrificati. Ma ormai non bastano più. Sono tanti, tantissimi i cinghiali che ci assalgono e la Regione se ne infischia. Incredibile». 
Nel frattempo molti cittadini si organizzano in battute di caccia, magari anche vicino le abitazioni. Motivo, questo, per cui ora a Ceprano la caccia al cinghiale è stata vietata.
IL CASO CEPRANO
Il sindaco di Ceprano, Marco Galli, ha firmato infatti un’ordinanza con la quale è stata vietata, fino a gennaio, la caccia al cinghiale. Il provvedimento riguarda la località «Girata» densa di agglomerati di case, per cui c’è il pericolo di incidenti di caccia. Una ordinanza mal digerita dai cacciatori. Tant’è che, per far fronte all’emergenza cinghiali, sono stati messi in campo i cosiddetti «selettori», ossia cacciatori con il solo compito di abbattere i cinghiali.
Ma di fronte ai cittadini che si armano, ai sindaci che emettono ordinanze, ai contadini esasperati, la Regione che fa?
«Sicuramente - è stato spiegato dall’Area politiche di prevenzione e conservazione della fauna selvatica della Regione Lazio - l’abbandono delle zone agricole di montagna, territorio maggiormente vocato per la specie, ha favorito la presenza dei cinghiali. Il cinghiale è divenuto più confidente e si è rifugiato a ridosso di insediamenti agricoli, nonché di insediamenti urbani. Inoltre, con delibera 460/2018 la Regione Lazio ha regolamentato la caccia di selezione che dà la possibilità di mitigare il problema anche al di fuori della stagione venatoria». In altre parole: i sindaci possono autorizzare le battute anche al di fuori del calendario venatorio.
Nel frattempo a Ceprano resta alta la polemica. 
«Reputiamo che sospendere la caccia al cinghiale non sia un provvedimento valido in considerazione del loro proliferare - osserva Giovanni Paniccia, agricoltore - Il sistema di caccia con i selettori potrebbe limitare la possibilità di abbattere un discreto numero di cinghiali. Il problema dei cinghiali è serio perché oltre a mettere a rischio l’incolumità degli automobilisti, genera danni enormi alle coltivazioni, non più tollerabili per gli agricoltori. Sempre di sicurezza si parla quando i cinghiali escono dalle aree verdi in cui sono stanziati raggiungendo campi, orti e giardini fino ai portoni delle abitazioni. Ora basta!» aggiunge Paniccia.
SITUAZIONE SOTTOVALUTATA
Che poi conclude: «Si sta sottovalutando una situazione nota, accompagnata da incidenti e danni, che potrebbe degenerare anche perchè i cinghiali continuano a moltiplicarsi, e non temono più nemmeno gli essere umani. Urge intervenire in maniera risolutiva».
«La verità - conclude Armando Persiconi, allevatore al confine tra Pastena e Castro - è che la Regione non si è mai resa conto della gravità del problema.

Loro, i funzionari regionali, forse neppure sanno cosa è e i danni che realizza un cinghiale. Escano dagli uffici e vengano qui a vedere. Io, invece, me li ritrovo, minacciosi, addirittura davanti al portone di casa!»

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