Cinque ragazzine coinvolte
nel "Blue Whale": indaga la polizia
dopo la denuncia di una mamma

Mercoledì 6 Febbraio 2019 di Marina Mingarelli
Cinque ragazzine coinvolte nel "Blue Whale": indaga la polizia dopo la denuncia di una mamma
Cinque ragazzine ciociare coinvolte nel Blue Whale (il gioco dell’orrore), quel gioco proveniente dalla Russia che, mano a mano, istiga al suicidio. Il gioco si articola in un percorso che i partecipanti compiono, assieme a quello che viene denominato un “curatore”.
La sfida consiste nel superare una lunga serie di tappe in progressione. Ogni volta la prova, in termini di coraggio, si fa sempre più difficile. Il traguardo finale è quello del suicidio.
A scoprire che la figlioletta di appena undici anni faceva parte di un gruppo che seguiva quel macabro percorso, è stata una signora che risiede in una cittadina vicino Frosinone.

LA MORTE SUL BRACCIO
La donna ha notato che ragazzina con una lametta si era incisa sull’avambraccio la parola “morte”. Quando aveva chiesto spiegazioni alla bambina di quel comportamento autolesionistico , quest’ultima le aveva detto di non preoccuparsi, che si era trattato soltanto di una sfida di coraggio con le amiche.
La mamma, che non aveva creduto ad una sola parola di quello che le aveva detto la figlioletta, si era ricordata di aver visto in un programma televisivo un servizio che riguardava proprio il Blue Whale. Quei segni che aveva la figlia sull’arto inferiore li aveva già visti in alcune foto che erano state mandate in onda.
A quel punto la donna , dopo aver sequestrato il cellulare alla ragazzina, si è recata presso lo studio dell’avvocato Luca Solli per chiedere aiuto. La bambina dietro sollecitazione del legale ha confessato che a muovere le fila di tutto questo c’era un ragazzo residente nel nord Italia che figurava in uno dei suoi gruppi whatsapp.

GLI SCOGLI DA SUPERARE
E proprio in quel gruppo altre quattro bambine, tutte con una età inferiore ai dodici anni, e tutte residenti in Ciociaria, risultavano registrate al gioco del “ Blue Whale”.
Proprio il ragazzo, poco più che ventenne, aveva il ruolo di curatore. Era lui dunque che indicava di volta in volta le singole sfide da affrontare. Il gioco generalmente dura cinquanta giorni. I partecipanti debbono dimostrare senza avere alcuna paura di sapere superare ogni genere di “scoglio”.
Tra gli ostacoli previsti procurarsi grossi tagli sugli avambracci, sporgersi da grandi altezze, sdraiarsi sulle rotaie mentre il treno è in transito ecc… il curatore deve verificare che tutto proceda secondo regolamento.
E proprio quel ragazzo doveva certificare la buona riuscita della sfida in modo tale da poter accedere a quella del giorno successivo.
Ma con il passare dei giorni, il giovane aveva trovato delle resistenze da parte di alcune delle vittime. Così, per indurle ad obbedire, aveva detto loro che se avessero abbandonato la sfida si sarebbe ucciso e che la “partita” senza di lui non poteva essere conclusa.

Parole che avevano scatenato i sensi di colpa nelle ragazzine le quali avevano continuato nel macabro gioco privo di finalità positive. Al momento si sa che la questura del nord sta indagando proprio su questo “curatore” che farebbe parte di una vera e propria organizzazione che ha allungato i suoi tentacoli in diverse città italiane e che ha come scopo quello di divulgare il gioco fatale facendo leva sull’emulazione. Fortunatamente grazie a quella mamma sospettosa cinque bambine sono state salvare dalla “balenottera azzura” : questo in italiano il nome del gioco che porta alla morte.
 
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