Giuseppe Conte, l'intervento alla Camera sul Mes

Lunedì 2 Dicembre 2019
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Il Mes tiene sulle spine il governo giallo-rosso. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte riferisce in Parlamento sul Mes e respinge con nettezza le accuse «infamanti» di alto tradimento lanciate contro di lui da Matteo Salvini. Quindi attacca le opposizioni di aver irresponsabilmente diffuso notizie «palesemente false». L'intervento del premier si svolge dalle 13 alla Camera e alle ore 15.30 al Senato: si tratta di un'informativa urgente sulle modifiche al Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes) o Fondo Salva Stati.

L'INTERVENTO DI CONTE
«Pur di attaccare la mia persona e il governo non ci si è fatti scrupoli - contrattacca Conte nel suo intervento alla Camera - Ma non mi sono stupito, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui "disinvoltura" a restituire la verità e la cui "resistenza" a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni» nel «diffondere notizie allarmistiche, palesemente false. Si è detto che è prevista la confisca dei conti correnti dei risparmiatori». «È stato anche detto che il Mes sarebbe stato già firmato, e per giunta di notte. Anche chi è all'opposizione ha compiti di responsabilità», continua il premier.

«Se queste accuse avessero un fondamento - prosegue - saremmo di fronte alla massima ferita, al più grave vulnus inferto alla credibilità dell'Autorità di Governo, con la conseguenza che chi vi parla non potrebbe esitare un attimo a trarne tutte le conseguenze: senza neppure attendere che mi venisse chiesto da chicchessia, sarei costretto a rassegnare all'istante le dimissioni da Presidente del Consiglio». 

La critica di Conte a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni su come l'opposizione sta gestendo il dibattito politico sul Mes nell'Aula della Camera scatena prima la reazione dei deputati della Lega. «Piantala!», gli ha urlato Claudio Borghi; poi la dura reazione della leader di Fdi Giorgia Meloni, richiamata più volte dal presidente Roberto Fico.

Il premier ricostruisce poi tutti i passaggi parlamentari che hanno accompagnato il negoziato in Ue sul fondo salva-Stati: «Poco meno di un anno fa, l'Italia, da me rappresentata, si è espressa in sede europea in maniera perfettamente coerente con il mandato ricevuto da questo Parlamento. Su tali basi è stato dato l'incarico all'Eurogruppo di procedere alla predisposizione di una bozza di revisione del Trattato Mes».

«Nelle comunicazioni rese il 27 giugno 2018, benché tema centrale fosse quello dell'immigrazione, ho voluto affrontare in modo esplicito anche la questione relativa alla riforma del Mes. Al riguardo, ho affermato: "Non vogliamo un Fondo monetario europeo che, lungi dall'operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci". Nel corso del conseguente dibattito alla Camera, la maggior parte dei deputati intervenuti non ha affrontato l'argomento, ad eccezione dell'onorevole Gelmini (Forza Italia) e dell'onorevole Molinari (Lega). Entrambi si sono limitati a esprimere valutazioni di principio, peraltro coerenti con l'indirizzo espresso sul punto nel mio intervento».

«Al Senato, gli unici a intervenire sul tema sono stati la senatrice Bottici (M5S), la senatrice Bonfrisco (Lega) e il senatore Mauro Maria Marino (Pd). La senatrice Bonfisco, condividendo la posizione che avevo espresso nelle comunicazioni, affermava: "Lei ha già detto benissimo, presidente Conte, che è forte la nostra contrarietà a un fondo monetario europeo, che somigli magari ad altri fondi monetari, che hanno accompagnato le sventure di tanti Paesi nel mondo, che esautori gli Stati membri nel perseguimento di politiche economiche efficaci". Anche il senatore Marino, nel suo intervento tutto concentrato sul tema, ha messo in guardia dal rischio che il Meccanismo europeo di stabilità potesse essere trasformato in un Fondo monetario europeo. In quell'occasione, nessuno degli altri senatori intervenuti, compreso il senatore Bagnai, ha toccato l'argomento», sottolinea il premier.

«Anche alla luce del dibattito in Parlamento e delle risoluzioni approvate, nel Vertice europeo del 29 giugno 2018 mi sono speso perché fosse adottata, dai leader europei, una dichiarazione che, nel dare avvio alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, orientasse il percorso nella direzione di un suo rafforzamento e nell'introduzione, tra le sue funzioni, di un sostegno comune (common backstop) al Fondo di Risoluzione unico (Single Resolution Fund). Quello stesso Vertice ha dato mandato all'Eurogruppo di preparare i necessari termini di riferimento e di concordare la lista delle condizioni per l'ulteriore sviluppo del Mes». Lo dice il premier Giuseppe Conte nell'informativa alla Camera sul Mes. «In quel primo Euro-Summit al quale ho partecipato è stato inoltre deciso, con il sostanziale contributo dell'Italia, di continuare a lavorare alla riforma dell'Unione Economica e Monetaria, purché ciò riguardasse un intero pacchetto di riforme, includendo quindi l'avvio di negoziati sul Sistema Europeo di Assicurazione dei Depositi (EDIS) e approfondendo la riflessione sullo Strumento di Bilancio dell'eurozona al fine di verificare la possibilità di svilupparne la funzione di stabilizzazione», aggiunge.

«L'11 dicembre 2018, nelle comunicazioni alle Camere, ho riferito nuovamente sugli sviluppi del negoziato in materia di rafforzamento dell'Unione economica e monetaria. Nel dibattito in Senato, nessun parlamentare - tantomeno il senatore Bagnai, che pure era intervenuto in discussione generale - ha fatto riferimento alla materia. L'unica eccezione è stata quella del senatore Fantetti (Forza Italia), che ha semplicemente rivendicato la »paternità« del meccanismo di backstop, attribuendola al ministro dell'Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti. Nel dibattito alla Camera, invece, nessuno ha affrontato la questione». 

E ancora: il premier ha riferito sul Mes «il 19 marzo 2019, nel corso delle comunicazioni alle Camere in vista del Consiglio europeo del 21 e del 22 marzo, benché quel Consiglio, a differenza di quello di dicembre, non avrebbe avuto un corrispettivo in forma di Eurosummit, mi sono ugualmente soffermato diffusamente sul tema, in ragione dell'assoluto rilievo della questione per il futuro assetto economico e finanziario dell'Unione europea, mosso dalla consapevolezza di quanto fosse decisiva un'interlocuzione costante con il Parlamento. Neanche in quell'occasione, né al Senato né alla Camera dei deputati, risultano richieste di ulteriori approfondimenti da parte dei parlamentari intervenuti in discussione generale o in dichiarazione di voto». «Nelle comunicazioni del 19 giugno, in vista dell'Eurosummit che si è tenuto a Bruxelles il 21 giugno, ho nuovamente affrontato il tema, anche perché un generale consenso sulla bozza era stato raggiunto il 13 giugno dai Ministri dell'Economia dell'area euro».

Nel dibattito a giugno sia la risoluzione parlamentare sia il premier stesso in Aula al Senato si espressero a favore di una «logica di pacchetto» sul Mes, ricorda il premier. «Ritenevo non appropriato che i capi di Stato e di governo decidessero senza un approccio consensuale sul quadro complessivo delle misure di approfondimento dell'Unione economica e dell'Unione bancaria e, quindi, non solo sulla riforma del Trattato del meccanismo europeo di stabilità, ma anche sullo schema europeo di garanzia sui depositi e sul budget dell'Eurozona; ho anche sostenuto che fossero necessari approfondimenti tecnici». «Durante il dibattito, nel quale comunque pochissimi sono stati gli interventi sul tema, il senatore Bagnai affermava: 'Mi permetta signor Presidente del Consiglio, di ringraziarla per il fatto che lei, in applicazione di questa norma e in completa coerenza con quel principio di centralità del Parlamento, fin dal primo giorno, affermò in questa sede di voler rispettare, sia venuto ad annunciarci che questo approfondimento tecnico ci sarà'».

«In conclusione, considerando i numerosi interventi svolti, in Assemblea e nelle commissioni parlamentari, sia alla Camera sia in Senato, possiamo convenire che le accuse, mosse in questi giorni da diversi esponenti politici di opposizione, circa una carenza di informazione e di consultazione sulla questa materia così sensibile, siano completamente false».

«Mi sembra quasi superfluo confermare a quest'Aula un fatto di tutta evidenza, ossia che né da parte mia né da parte di alcun membro del mio Governo si è proceduto alla firma di un trattato ancora incompleto: nessun trattato è stato infatti ancora sottoposto alla firma dei Paesi europei».

«L'interlocuzione con il Parlamento - spiega ancora Conte alla Camera - non si è limitata alle sole occasioni nelle quali io personalmente ho reso comunicazioni alle Camere in vista dei Vertici europei. Oltre alle attività svolte personalmente e sulle quali mi sono già soffermato, altri membri del Governo da me precedentemente guidato hanno contribuito ad alimentare il doveroso dialogo con il Parlamento. Più volte vari Ministri, recandosi nelle Commissioni permanenti di Camera e Senato, hanno affrontato direttamente gli argomenti connessi alle prospettive di riforma dell'Unione Economica e Monetaria, agli intendimenti del Governo in quest'ambito e, nello specifico, alla riforma del Mes». 

«L'allora Ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria, nelle comunicazioni sulle linee programmatiche del suo dicastero, rese davanti alla commissione 6a del Senato, nella seduta del 17 luglio 2018, ha affrontato - tra l'altro - il tema della revisione del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità. Invitato in audizione dinanzi alle Commissioni riunite XIV Commissione della Camera e 14a Commissione del Senato, nella seduta del 24 luglio 2018, anche il Rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea, ambasciatore Maurizio Massari, ha riferito sul Mes. Inoltre, invitato in audizione dalle commissioni congiunte 5a Senato e V Camera, nella seduta del 17 aprile 2019, a richiesta dell'onorevole Fassina, sempre il ministro Tria riferiva nuovamente sul trattato Mes e il successivo 31 luglio rispondeva sullo stesso tema a un'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Borghi, ribadendo "che nei prossimi mesi si dovrà seguire un approccio complessivo in una logica di pacchetto, con riferimento ai tre ambiti delineati a dicembre scorso: revisione del trattato Mes, introduzione dello strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e unione bancaria, incluso l'Edis". Anche l'allora Ministro per gli affari europei Paolo Savona, invitato in audizione dalle commissioni riunite e congiunte 3a e 14a Senato e III e XIV Camera, nella seduta del 30 gennaio 2019, ha affrontato il tema. In ognuna di queste occasioni i parlamentari hanno potuto interloquire e sottoporre ai Ministri di volta in volta presenti ulteriori questioni e richieste di approfondimento».

Sul caso italiano interviene il portavoce della Merkel: «C'è sempre e c'è sempre stato spazio» per la trattativa per i singoli Paesi, «ma ci sono anche regole che vanno rispettate» nell'interesse di tutti i Paesi membri, dice, Steffen Seibert. Seibert ha sottolineato che «la posizione tedesca non è cambiata» e che la trattativa si farà in Europa. «Inoltre ancora una volta è la Commissione europea la padrona della situazione, non i singoli Stati membri», ha aggiunto.

«Ci trattano come dei mostri solo perché ieri ci siamo battuti per non firmare al buio il Mes. E il sistema è abituato così: o fai come dicono loro, oppure ti minacciano, cominciano a dipingerti come disfattista. È quel che sta accadendo con il sottoscritto da un bel po' di tempo. Se qualcuno pensa di zittire il MoVimento, ha capito male. Nessuno creda di potersi arrogare il diritto di chiuderci la bocca, scrive in un post su facebook il leader del M5S Luigi Di Maio.
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