L'anello di Ponzio Pilato trovato a Betlemme: il nome decifrato grazie a una tecnica fotografica

Venerdì 30 Novembre 2018
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Franca Giansoldati

Città del Vaticano - Un anello bronzeo, di fattura non particolarmente raffinata, di epoca romana, riporta direttamente alla figura di Pilato. Si tratta del ritrovamento (dopo la nota iscrizione rinvenuta a Cesarea nel 1961, che riportava nelle sue quattro righe semicancellate nomen, cognomen e titolo del quinto prefetto romano di Giudea) di un oggetto databile attorno alla metà del I secolo recuperato vicino Betlemme, in una campagna di scavi di una cinquantina di anni fa. Una particolare tecnica fotografica ha permesso solo ora di leggere senza dubbio il nome di Pilato, in lettere greche, intorno alla raffigurazione di una coppa da vino, un cratere. A riferirlo è  la prestigiosa rivista «Israel Exploration Journal» nel suo ultimo numero. La notizia è stata messa in particolare risalto dall'Osservatore Romano che scrive: «L’ipotesi che si tratti di un sigillo impiegato da Pilato resta plausibile; mentre il suo uso quotidiano e non riservato ad atti di particolare importanza potrebbe spiegare la relativa semplicità del manufatto. Né dovrebbe stupire il greco: la residenza ufficiale di Pilato era Cesarea, dove la lingua principale era appunto quella. Ma in ogni caso un dato rimane incontrovertibile: siamo di fronte a una seconda prova diretta che agli inizi del primo secolo un uomo chiamato Pilato fosse davvero lì, a fare il suo lavoro, come raccontano Flavio Giuseppe, Filone di Alessandria e (molto rapidamente) Tacito».

I Vangeli parlano di Pilato e del suo rapporto con Gesù: soprattutto nel vangelo di Giovanni, che è, fra i quattro, quello più vicino alla realtà della Palestina del primo secolo. «Pilato era dunque davvero in quei posti, e c’erano tutt’intorno a lui oggetti che recavano il suo nome — come questo appena ritrovato — e che sono rimasti in Giudea dopo di lui, a lasciare una traccia quasi indelebile, a fissare definitivamente una presenza» si legge sul giornale del Vaticano.  «E dunque è sempre più probabile che quell’incontro fatale — da cui sarebbe dipesa ogni cosa — tra Pilato e Gesù sia davvero avvenuto; e che dietro il racconto di Giovanni, così intenso, così drammatico, così elusivo arrivato al punto essenziale, ci sia nello stesso tempo un nucleo di verità storica e di mistero religioso stretti insieme in un nodo pressoché indissolubile».
Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 14:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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