Deborah, scomparsa e trovata morta: venti anni dopo il cellulare ricompare in un commissariato

Lunedì 12 Settembre 2022
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Un caso avvolto sempre più nel mistero, quello di una 22enne scomparsa e poi trovata cadavere, nel lontano 2002, in un fossato. Il telefono cellulare della giovane Deborah Fernandez-Cervera, che non era mai stato ufficialmente rinvenuto, è stato scoperto all'interno dei locali di un commissariato di polizia.

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Il caso di Deborah Fernandez-Cervera

Deborah Fernandez-Cervera, 22 anni e residente a Vigo, in Spagna, era scomparsa oltre vent'anni fa.

Il suo corpo fu rinvenuto a O Rosal (Pontevedra), nel maggio 2002. L'iter del processo fu tortuoso e complicato: l'unico accusato era l'ex fidanzato della ragazza, con il caso che fu chiuso ufficialmente nel 2010 e poi riaperto nove anni dopo. Cioè, a 17 anni di distanza dal delitto, con il rischio concreto che ogni accusa finisca in prescrizione, senza verità e giustizia per la famiglia.

Deborah, lo scandalo del telefono rinvenuto 20 anni dopo

Il telefono cellulare di Deborah, che non era mai stato rinvenuto dagli investigatori, è spuntato fuori nei giorni scorsi. Al suo interno, tra l'altro, mancava la scheda SIM. Come riporta 20minutos.es, la scoperta, stando a quanto riferito dalla polizia, sarebbe avvenuta in modo del tutto casuale, durante alcuni lavori di ristrutturazione nei locali di un commissariato a Madrid. Il telefono sarebbe stato trovato negli archivi dei documenti sulle persone uccise o scomparse: in occasione dei lavori di ristrutturazione, la polizia avrebbe ordinato una digitalizzazione degli archivi. Lo riporta 20minutos.es.

La rabbia della famiglia

«In questo momento proviamo dolore e vergogna», spiega la famiglia di Deborah dopo che gli investigatori hanno reso noto la clamorosa scoperta. E Rosa, la sorella della ragazza che da sempre fa da portavoce per la propria famiglia, rincara la dose: «Possiamo ancora avere fiducia nella giustizia? Lo diciamo da tempo, che i magistrati non erano abbastanza interessati al caso e alla verità. Investigatori e inquirenti non sanno nemmeno dove vengono conservate le prove di un omicidio e le scoprono vent'anni dopo, quando ogni reato è prescritto».

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