Wuhan e il virus "sfuggito". Gli scienziati: «Ecco le prove, coronavirus creato in laboratorio»

Sabato 29 Maggio 2021 di Riccardo De Palo
Covid, nuovo studio: «Abbiamo le prove, il coronavirus è stato creato in laboratorio»
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Secondo un nuovo studio scientifico di prossima pubblicazione, ottenuto in anteprima dal Daily Mail, il coronavirus che causa il Covid-19 sarebbe stato creato in un laboratorio di Wuhan, da cui sarebbe uscito a causa di una "fuga accidentale". Se i risultati della ricerca fossero confermati, si tratterebbe della prima prova di un’origine umana del Sars-CoV-2. 

Gli autori dello studio sono il professore britannico Angus Dalgleish e lo scienziato norvegese Birger Sørensen, che hanno detto al giornale britannico di avere riscontrato da un anno le prove di un atto deliberato di bioingegneria in Cina, che sono però state finora ignorate dagli altri accademici e dalle principali riviste accademiche, che ne avevano finora impedito la pubblicazione.

Oggi, però, la situazione è cambiata: lo stesso presidente americano, Joe Biden, ha ordinato alla sua intelligence di “fare chiarezza” sulle origini del coronavirus, e ci sono luminari come Anthony Fauci che si dicono dubbiosi sulle ricostruzioni prevalenti, che parlano di “spillover”, ossia di salto di specie da una specie di pipistrelli agli esseri umani.

Ci sarebbero stati infatti, secondo rivelazioni di fonti di intelligence al Wall Street Journal, misteriosi casi di ricercatori ammalati nel laboratorio di Wuhan e che risalgono al novembre 2019, prima dell’inizio della pandemia. L'unico studio sul campo condotto dall'Oms - che non avrebbe avuto accesso a tutti i dati richiesti - non ha dato risultati chiari sull'origine del coronavirus.

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Dalgleish insegna oncologia all’Università di St George a Londra, ed è principalmente noto per il suo primo vaccino contro l’Hiv che causa l’Aids, utilizzato nei pazienti con un’infezione già rilevata, e che permette di vivere per mesi senza farmaci specifici.  Sørensen è invece un virologo, e presiede un’azienda, la Immunor, che ha sviluppato un vaccino contro il coronavirus, il Biovacc-19, che deve ancora completare il processo di sperimentazione e approvazione. Dalgleish è anche azionista della stessa azienda, particolare che ha dovuto rivelare all’atto di pubblicazione di studi scientifici. 

Lo studio, che dovrebbe vedere la luce nei prossimi giorni su Quarterly Review of Biophysics Discovery, comprende accuse di “deliberata distruzione e contaminazione delle prove” nei laboratori cinesi, e denuncia la persecuzione ai danni di scienziati cinesi che hanno parlato dell’argomento. Il governo di Pechino, come noto, non solo smentisce l’origine in laboratorio del virus, ma accusa anche fantomatici “alimenti surgelati” provenienti dall’estero di essere all’origine dell’epidemia in Cina. 

I ricercatori hanno analizzato campioni del coronavirus nell’intento di creare un vaccino, e affermano di avere ottenuto “impronte digitali uniche” che proverebbero che il Sars-Cov-2 sarebbe stato creato in laboratorio deliberatamente. Ma quando hanno cercato di pubblicare i risultati dei loro studi, hanno trovato totale ostracismo da parte delle principali testate scientifiche, a causa della tesi prevalente del “salto di specie” da animali a uomo. Tra le persone che hanno inutilmente cercato di indagare a fondo sull’origine del coronavirus, c’è anche l’ex capo dell’MI6, i servizi segreti per l’estero, Richard Dearlove. Le sue prese di posizione furono bollate come fake news, ma oggi la musica è cambiata e la comunità scientifica si è decisa a prendere in considerazione tutte le ipotesi. 

 

Nel loro studio di 22 pagine, rivisto e riscritto diverse volte dopo i "no" ricevuti da diverse testate scientifiche da un anno a questa parte, Dalgleish e Sørensen concludono che il Sars-Cov-2 “non ha credibili parenti prossimi naturali” e che “oltre ogni ragionevole dubbio” il virus è stato creato in laboratorio. Le ricerche sono durate mesi e hanno costituito una vera e propria analisi forense, prendendo in esame gli esperti compiuti tra il 2002 e il 2019 all Istituto di virologia di Wuhan. Spulciando tra gli archivi di riviste e database scientifici, i due ricercatori hanno ricostruito come, secondo loro, gli scienziati cinesi, in concorso con istituti accademici americani, hanno costruito insieme la tecnologia per creare il coronavirus.

Nel mirino, accusa lo studio, è la ricerca sul cosiddetto “guadagno di funzione” dei germi patogeni, temporanemante vietato negli Usa dall’amministrazione Obama dal 2014 al 2017, che consiste nel manipolare i virus per renderli maggiormente contagiosi, di modo da poterli far replicare in cellule umane in laboratorio, e poterne quindi studiare il comportamento e i potenziali effetti. 

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Secondo Dalgleish e Sørensen, i ricercatori avrebbero preso un coronavirus naturalmente presente nei pipistrelli e l’avrebbero modificato, con una proteina spike completamente nuova, facendolo diventare il germe che provoca il Covid-19. La “pistola fumante” che affermano di avere identificato risiede in quattro aminoacidi trovati nella proteina spike del Sars-CoV-2. Sørensen ha spiegato al Daily Mail che gli aminoacidi hanno tutti una carica positiva, che permette al virus di legarsi saldamente alla cellula come un magnete. Ma poiché gli aminoacidi positivi tendono a separarsi tra loro, è “estremamente improbabile” trovarne quattro insieme in un organismo vivente. A meno che questo non sia stato "manipolato artificialmente".

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I ricercatori affermano nello studio di avere “provato oltre ogni ragionevole dubbio” l’origine in laboratorio del virus, e questo dovrebbe rendere imperativo “riconsiderare la liceità degli esperimenti con guadagno di funzione”.  Ma la decisione su una loro messa al bando definitiva, concludono,  “non può essere lasciata soltanto agli scienziati”, per le importanti “implicazioni sociali” di una scelta del genere. 

Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 13:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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