Venezuela, Guaidò: «L'Italia ci riconosca». Di Maio: né lui né Maduro

Venerdì 1 Febbraio 2019
Venezuela, Guaidò: «L'Italia ci riconosca». Di Maio: né lui né Maduro
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«Maduro ha perso il controllo del paese e la popolazione sta soffrendo. Ci sono 70 giovani assassinati in una settimana dal faes, le forze speciali di polizia, e 700 persone in carcere, 80 minorenni addirittura bambini». È la denuncia dell'autoproclamato presidente a interimi Juan Guaidò sulla situazione in Venezuela, in un'intervista al Tg2.

Venezuela, l'Italia blocca la proposta di compromesso a favore di Guaidò

In Italia intanto M5s e Lega sono su posizioni diverse in merito alla crisi in Venezuela, col M5s contrario a Guaidò e la Lega a favore. Via libera invece dalla miniplenaria del Parlamento Ue alla risoluzione che riconosce Guaidò come presidente legittimo.

«Visto che siamo già stati scottati dalle ingerenze in altri Stati non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati. Per questo non riconosciamo neppure Maduro e per questo l'Italia continua a perseguire la via diplomatica e di mediazione con tutti gli Stati per arrivare ad un processo che porti a nuove elezioni ma senza ultimatum e senza riconoscere soggetti che non sono stati eletti», spiega il vicepremier Luigi Di Maio parlando in Aula alla Camera della situazione venezuelana e confermando le preoccupazioni del M5s di favorire la guerra civile.

«Noi non vogliamo arrivare al punto di riconoscere un soggetto che non è stato votato dal popolo come presidente», continua il vicepremier. «In questi anni - sottolinea il capo politico dei Cinque Stelle - siamo stati già scottati da ingerenze di stati occidentali in altri Stati. In Venezuela - aggiunge - il cambiamento lo decidono i cittadini, noi siamo dalla parte della pace, della democrazia, dobbiamo creare i presupposti per favorire nuove elezioni».

 



«Evidentemente c'è una scarsa conoscenza di ciò che sta accadendo. Invito il sottosegretario agli esteri a informarsi, un'altra Libia qui non è possibile», ha detto Guaidò rispondendo a una domanda sulle parole di Manlio Di Stefano che ieri annunciando la contrarietà dell'Italia a riconoscerlo come leader venezuelano, ha invitato a evitare «lo stesso errore fatto in Libia». «Invitiamo l'Italia a fare la la cosa corretta perché i giorni qui si contano in vite che si perdono», ha detto Guaidò sottolineando l'importanza del riconoscimento da parte dell'europarlamento. 

«Il 90% dei venezuelani è per il cambiamento», ha affermato ancora Guaidò, «il 90% scommette sulla democrazia.
C'è un piccolo gruppo che sta assassinando», aggiunge poi il leader dell'opposizione venezuelana.

Il presidente dell'Assemblea nazionale autoproclamatosi capo dell'esecutivo ha dichiarato di avere intenzione di sfidare un divieto posto dal governo organizzando l'invio dall'estero nel Paese di una grande quantità di aiuto umanitario. In una intervista con l'agenzia di stampa Ap, Guaid ha indicato che si tratterà essenzialmente di medicine che saranno messe a disposizione da Nazioni della regione. L'iniziativa, ha aggiunto, sarà un «nuovo test» per i militari del Venezuela, che finora si sono schierati dalla parte del capo dello Stato, Nicolas Maduro. Guaid ha quindi precisato che si tratterà di medicine essenziali per salvare la vita che sono scarse in Venezuela, e che giungeranno a diversi punti di frontiera dopo essere state caricate su navi di «Paesi amici. Non stiamo pensando solo agli Stati Uniti. E nei prossimi giorni annunceremo una coalizione globale che manderà aiuti in Venezuela».

 

Ultimo aggiornamento: 16:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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