Maduro destituisce Guaidò: alta tensione in Venezuela

Giovedì 28 Marzo 2019
Juan Guaidò e Nicolas Maduro
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Schiaffo del governo Maduro a Juan Guaid, il presidente dell'Assemblea nazionale e leader dell'opposizione autoproclamatosi presidente pro tempore del Venezuela.

Il 'controllore generalè, Elvis Amoroso, sorta di presidente di un organismo governativo simile alla Corte dei Conti italiana, lo ha infatti colpito con un'inibizione dal ricoprire cariche pubbliche per 15 anni: una 'scomunicà che comporta di fatto la revoca della carica di presidente dell'Assemblea nazionale. La quale però, per completare il cortocircuito, non riconosce Maduro, considerandolo illegittimo. 

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Durissima la reazione di Guaidò, che non ha esitato a definire «miserabile» la mossa di Maduro. Alludendo al fatto che Amoroso è stato eletto dall'Assemblea nazionale costituente chavista, anch'essa considerata illegittima dall'opposizione, ha dichiarato che «si deve essere molti miserabili per chiamare in causa non so da dove un personaggio designato da un'istituzione che non esiste». Amoroso, da parte sua, ha giustificato in una conferenza stampa a Caracas la misura sulla base di «91 viaggi realizzati all'estero» da Guaidò, «senza autorizzazione dell'Assemblea nazionale», spendendo una somma di denaro che «non può essere giustificata con il suo stipendio di dipendente pubblico».

Per cui, ha insinuato, «siccome il denaro dei viaggi non è presente nella sua dichiarazione giurata, si presume che egli ne abbia falsificato i dati e che abbia ricevuto soldi da organizzazioni internazionali senza segnalarlo». Su questa base Amoroso ha inoltre chiesto al pubblico ministero di aprire una specifica inchiesta. Il bando aggrava ulteriormente, se possibile, la crisi venezuelana acuitasi dal 10 gennaio, quando Maduro si è insediato per un secondo mandato, non riconosciuto dall'opposizione, dagli Usa e da una cinquantina di Stati dell'America Latina e d'Europa. Il capo dello Stato venezuelano considera legittime le elezioni del maggio 2018 che lo hanno confermato e resiste alle pressioni con l'appoggio delle Forze Armate ed il sostegno soprattutto di Russia e Cina, oltre che di Cuba, Bolivia, Iran e Turchia.

Il 23 febbraio scorso, un progetto di far entrare dalla Colombia e dal Brasile aiuti umanitari per la popolazione venezuelana si è infranto contro la resistenza del governo di Caracas, che tuttavia nelle ultime settimane ha dovuto far fronte ad una nuova emergenza determinata da una serie di blackout che hanno tenuto al buio per molti giorni gran parte del Venezuela. In questo clima agitato si è riunito a Quito, per la seconda volta dopo un primo incontro in febbraio a Montevideo, il 'Gruppo internazionale di contattò promosso dall'Unione europea (Ue) per trovare una soluzione politica alla crisi venezuelana.

Aprendo i lavori della riunione, l'Alto Rappresentante per la Politica estera della Ue Federica Mogherini ha dichiarato che «nelle ultime settimane abbiamo seguito con preoccupazione il deterioramento della situazione economica, ed il rischio di un'escalation della violenza». Il nostro gruppo, ha aggiunto, «ribadisce il fermo rigetto dell'uso della forza per risolvere la crisi, e nello stesso tempo condanna qualsiasi violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sollecitando la piena restaurazione dell'ordine democratico, dello stato di diritto e del rispetto delle prerogative dell'immunità dei membri dell'Assemblea nazionale».

Ultimo aggiornamento: 22:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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