«La nuova variante che arriva dal Sudafrica ci ricorda che per uscire da questa pandemia dobbiamo vaccinare tutto il mondo, specialmente i paesi più poveri. A cominciare dall'Africa». Ne è convinto il farmacologo Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, secondo il quale è urgente una strategia di immunizzazione globale.
Professore, non è più giusto che ogni paese dia priorità alla vaccinazione della propria popolazione?
«No.
Con la variante del Sudafrica siamo già a questo punto?
«Ancora non sappiamo con accuratezza quanto sia più pericolosa. Sappiamo che ha subito dei cambiamenti nella proteina Spike che potrebbero renderla più contagiosa. Dunque è corretto quello' che ha fatto il ministero della Salute chiudendo ai voli dal Sudafrica e dai Paesi limitrofi. Ora ci saranno studi per valutare se in qualche modo i vaccini essere o meno aggiornati per rispondere meglio a questa variante. Ma dobbiamo fare di più».
Qual è la strategia giusta?
«Una grande alleanza internazionale che si faccia carico della vaccinazione dei paesi che da soli non ce la possono fare. Pensiamo all'Africa, dove solo il 2 per cento circa della popolazione è vaccinata. Servono vaccini, tanti, e servono soldi. Ma è necessario per proteggere tutti noi dalla minaccia delle varianti di Sars-CoV-2. Tutti i paesi del mondo devono fare sistema e passare dalle promesse ai fatti».
Crede che non si stia facendo abbastanza a livello globale?
«Tutti i governi dei paesi più ricchi hanno preso l'impegno di vaccinare i paesi poveri, ma alla fine è stato fatto poco. Ci stiamo concentrando tanto sul convincere chi non si vuole vaccinare che abbiamo dimenticato che là fuori ci sono paesi che vogliono i vaccini ma che non possono averli».
Suggerisce di lasciare i No Vax al loro destino?
«No. Anzi secondo me ora abbiamo bisogno di prendere decisione coraggiose. E dare il Green Pass anche con il tampone, che è solo una mera fotografia del momento, non lo è. Quello che suggerisco è di avere un approccio al problema diverso, globale. Ci si sta sforzando così tanto di agire localmente, anche all'interno degli stessi paesi, che ci si dimentica che il virus non è così selettivo».