Ancora "esercitazioni militari" ai confini fra Russia e Ucraina.
Terra di confine per lo stesso significato del nome, l'Ucraina del presidente Volodymyr Zelens'kyj punta da tempo ad aderire alla Nato intrattenendo buoni rapporti con gli eserciti che ne fanno parte. Dall'invasione russa della Crimea questa esigenza è diventata ancora più essenziale per la sopravvivenza della stato ucraino, 44 milioni di abitanti con una minoranza russofona, che nel frattempo ha reso più consistenti le sue forze armate.
Uno scenario che preoccupa la Russia, disposta negli anni ad accettare sanzioni internazionali pur di mantenere il controllo del suo fianco occidentale.
(Foto dalla copertina di Handelsblatt)
I gasdotti vitali per l'Europa
I gasdotti, nonostante i nuovi tracciati marini come quello del Nord Stream 2 ormai pronto a entrare in funzione, sono la principale merce di scambio della Russia durante le trattative con l'Occidente. Molti dei giganteschi impianti partono dal territorio russo e devono attraversare l'Ucraina per raggiungere i “clienti” europei che dipendono da queste forniture e che in questo inverno gia segnato (di nuovo) dalla pandemìa, soffrono delle ripercussioni sulla catena produttiva e sulle condizioni di vita della popolazione.
Gli Usa, il patto atlantice e i colloqui a Ginevra
Il presidente degli Usa Joe Biden e il sottosegretario di Stato Antony Blinken durante i colloqui e le telefonate con Putin usano sempre il termine “soluzione diplomatica”, ma lo fanno precedere da un'affermazione: “Questa volta non saranno tollerati blitz come quello del 2014 che portò all'occupazione della Crimea”, penisola strategica nel Mar Nero pattugliato costantemente da una flotta pesante Usa.
Oggi a Ginevra è intanto andato in onda un nuovo round tra Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, sul tema dell’aggressione russa ai confini del Donbass. «Non c'è stato un negoziato, ma un franco scambio di preoccupazioni e idee», ha detto l'americano dopo i colloqui con Lavrov, durante i quali ha esposto «alcune idee» su come ridurre le tensioni sull'Ucraina tra Mosca e Washington e accrescere la sicurezza.
Al di là delle dichiarazioni di principio la Russia conta sempre sul fatto che le sorti delle popolazioni ucraine della Crimea e delo stesso Donbass non sono in primo piano nell'attenzione degli Stati Uniti. Putin sa che, tuttavia, questa volta muovere le sue truppe oltreconfine avrà un prezzo assai più alto che otto anni fa.
La strategia russa
Un attacco della Russia all'Ucraina nel 2022 – meglio in inverno, ovvero in queste settimane, per muovere i tank sul terreno ghiacciato e solido - non potrebbe però replicare le modalità dell'intervento del 2014 in Crimea. Con 115mila soldati ammassati alla frontiera, e un territorio esteso come quello ucraino, è irrealistico pensare anche all'occupazione del Paese a patto di non mobilitare una vasta quota dell'esercito di Mosca.
La difesa ucraina
L' Ucraina può contare sulla seconda flotta di carri armati dopo la Russia in Europa. Buono anche l'arsenale missilistico, che conta pure sui Javelin degli Usa, ed efficiente la flotta di droni. Lo scenario ipotizzato in Occidente indica quindi un possibile inizio con azioni di sabotaggio (infrastrutture, dalle reti elettriche a quelle delle telecomunicazioni), seguito da bombardamenti aerei e quindi da un intervento da terra. Gli ucraini sarebbero costretti a ritirare progressivamente la loro difesa per concentrarla nei centri abitati.
Lo scenario dell'attacco
Per molti analisti la Russia potrebbe avere vita facile all'inizio, ma poi conservare il controllo di territori occupati troppo vasti sarebbe complicato anche perché gli ucraini sarebbero riforniti da armi attraverso le frontiere occidentali, centinaia di chilometri a ridosso di Paesi della Nato che non possono essere blindate neppure dall'Orso sovietico. Mosca potrebbe accontentarsi della Transnistria, dell'Abkhazia e, infine, del Donbass. Quanto si spenderà l'Occidente per difendere i diritti delle popolazioni di queste aree?
L'obbiettivo finale di Mosca
Più che un attacco su vasta scala, dai più escluso, Putin potrebbe allora gettare poche fiches sull'assetto dei “piccoli” territori ucraini che confinano con la Russia, salvo poi ritirare le truppe (l'ha già fatto) a ridosso delle linee rosse per guadagnare crediti internazionali da spendere in quella nuova Yalta (ecco che torna la Crimea) che darebbe al leader russo il peso nel mondo che ritiene di meritare nello stabilire le nuove aree di influenza anche in Medio Oriente e in Afghanistan.
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