ROMA I venti di guerra che soffiano sull'Ucraina abbattono le Borse mondiali. Non solo. Il timore di un'invasione russa, con un aumento delle tensioni tra Mosca e Washington, si somma alle preoccupazioni degli investitori sulle prossime mosse della Federal Reserve sul fronte delle politiche monetarie.
LA PROSPETTIVA
A deprime i listini, come detto, è stata soprattutto la prospettiva di un possibile confronto armato in Ucraina, con l'escalation di tensioni tra Usa e Russia andata già in scena nelle ultime ore. Il dipartimento di Stato Usa ha ordinato l'evacuazione delle famiglie dei diplomatici che si trovano a Kiev mentre l'ambasciata Usa nella capitale ucraina ha avvertito che un'azione militare russa nel Paese potrebbe avvenire in qualsiasi momento. Sono proprio questi i segni alla base della preoccupazione dei mercati. Ma quella tra Stati Uniti e Russia non è l'unica tensione geopolitica che preoccupa li mercato. C'è anche quella nel Mar delle Filippine. In risposta alle esercitazioni dell'esercito statunitense, la Cina ha inviato numerosi aerei da guerra nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan.
Una giornata, insomma, densa di notizie preoccupanti per l'Europa. Da qui la pioggia di vendite che non ha risparmiato nessun settore, a partire da quello tecnologico, con il sottoindice Stoxx 600 del comparto che ha ceduto il 5,8%, assieme a viaggi (-5,4%), auto (-5,3%) e costruzioni (-5%). Sicalcola che il -3,6% perso dallo Stoxx 600, l'indice medio di riferimento, equivalga a circa 386 miliardi bruciati sulla carta di meno di sette ore. Il timore di un'escalation al confine tra la Russia e l'Ucraina è testimoniato anche dal tonfo della Borsa di Mosca (-6% l'indice Moex), dall'ennesima impennata del prezzo del gas ad Amsterdam (92,6 euro al megawattora, con un balzo del 17%) e dalla doppia correzione sia del Nasdaq (che attorno a mezzogiorno perdeva il 5%) che dello S&P a Wall Street (-2,7% il minimo): a fine giornata questi ultimi recuperavano praticamente tutto chiudendo il primo a -0,3% e il secondo a +0,3%.
L'ESITO
Quale che sia l'esito del confronto in corso, Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino, ha comunque smentito l'intenzione della Russia di tagliare le forniture di gas all'Europa. «La Russia», ha detto Peskov, «ha rispettato in modo impeccabile gli impegni dei trattati nei momenti più difficili di scontro con l'Occidente». Dichiarazioni che però non raccolgono molto credito nelle trading room. A Piazza Affari ieri le vendite non hanno risparmiato nessuno dei titoli principali, a partite dal settore auto con Stellantis che ha perso il 7,4% , Iveco il 7,1% e Cnh il 6,6%. Va segnalato che con lo scivolone del 4%, Piazza Affari si è però travata in buona compagbnia visto che anche Parigi ha chiuso a -4%, seguita da Francoforte con -3,8%, Amsterdam con -3,3%, Madrid con -3,2%. Anche Londra, sebbene dopo Brexit segua destini non immediatamente riconducibili ai temi europei, ha chiuso in rosso del 2,6 per cento.
In questo clima di ansiosa attesa, a Piazza Affari si è aggiunta l'incertezza sul nome del futuro presidente della Repubblica, anche se per ora gli operatori ritengono più probabile una promozione di Mario Draghi che, se per un verso innescherebbe elementi di instabilità a breve, per altro verso garantirebbe una certa stabilità sul lungo periodo. Ciò spiega perché lo spread Btp-Bund si è mantenuto nel range 138-143.
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