Ucraina, Papa Francesco denuncia il «genocidio» di Stalin: scatenò la carestia che fece morire milioni di ucraini di fame

I contadini e i proprietari che si opposero alla collettivizzazione furono espropriati, costretti a cedere grano e animali. Morirono di fame e stenti

Mercoledì 23 Novembre 2022 di Franca Giansoldati
Ucraina, Papa Francesco denuncia il «genocidio» di Stalin: scatenò la carestia che fece morire milioni di ucraini di fame
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Papa Francesco ricorda lo sterminio stalinista degli ucraini avvenuto durante gli anni Trenta e costato la vita a quasi cinque milioni di persone morte per fame e per la prima volta usa la parola «genocidio». Questa pagina nera che la Russia non vuole riconoscere è affiorata durante l'udienza del mercoledì. «Preghiamo per la pace nel mondo e per la fine di tutti i conflitti, con un pensiero particolare per la terribile sofferenza del caro e martoriato popolo ucraino. Pensiamo alla martoriata Ucraina: questo sabato ricorre l'anniversario del terribile genocidio dell'Holodomor, lo sterminio per la fame nel 1932-1933 causato artificialmente da Stalin.

Preghiamo per le vittime di questo genocidio e per tanti ucraini, bambini, donne, anziani, che oggi soffrono il martirio dell'aggressione». 

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In passato Papa Francesco aveva parlato di una terribile carestia e di una immane ferita del passato, ma non di genocidio.  Finora l’opposizione di Mosca ha impedito alle Nazioni Unite di riconoscere ufficialmente questa pagina di storia anche se si parla di 5 milioni di morti: si tratta del risultato della collettivizzazione forzata delle campagne, avvenuta tra il 1932 e il 1933. Alcuni storici illustri, come Robert Conquest, ritengono l'Holodomor il più imponente sterminio della storia europea del XX secolo dopo l’Olocausto e il genocidio armeno. In Harvest of Sorrow, uscito nel 1986, Conquest ha documentato il disegno criminale di Stalin che causò la morte per fame di milioni di ucraini, nei primi anni ’30. Da allora il dibattito continua a svilupparsi non tanto sulle cause della carestia, ma se si possa definire «un atto di genocidio», con le implicazioni politiche (e risarcitorie) che ne deriverebbero.

Il primo storico e giurista a definire l'Holodomor un genocidio fu Raphael Lemkin, lo studioso polacco che coniò il termine genocidio e che fece di tutto per inserirlo nel diritto internazionale. La collettivizzazione delle terre voluta da Stalin fu portata avanti per "dekulakizzare" il territorio dai piccoli proprietari terrieri, i kulaki, tanto che i leader sovietici parlavano di come «spezzare la schiena alla classe contadina». Durante la guerra civile che seguì la rivoluzione bolscevica, la classe contadina ucraina, essenzialmente conservatrice e anti comunista, non volle mai sottomettersi al nuovo potere e resistette strenuamente alle armate di Lenin. Prima si opposero alla collettivizzazione, rifiutandosi di cedere il grano, nascondendo le derrate alimentari e uccidendo il bestiame, poi il politburo sovietico decise di requisire tutto quello che possedevano i kukaki, compresi gli animali. Al tempo stesso fu creato un cordone attorno al territorio ucraino per impedire che i contadini potessero fuggire.

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Il risultato fu un’immane catastrofe: almeno cinque milioni di persone morirono di fame in tutta l’Urss non a causa del fallimento delle coltivazioni, ma perché furono deliberatamente private dei mezzi di sostentamento. Stalin rifiutò qualsiasi forma di aiuto dall’esterno, e accusò i contadini che stavano morendo di fame di essere loro stessi colpevoli di quanto stava accadendo.  Gli storici fanno riferimento a casi di cannibalismo di persone che uccisero e mangiarono i propri figli. Vi fu anche la totale estinzione di cani e gatti, la scomparsa di interi villaggi. L’Unione Sovietica non riconobbe mai l'Holodomor ma arrivò a manipolare le statistiche demografiche, secondo le quali nel 1937 circa otto milioni di persone risultavano svanite dal Paese. In quel periodo il giornalista inglese Gareth Jones raccontò i fatti.

Ultimo aggiornamento: 12:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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