Più soldati, più mezzi pesanti (carri armati e autoblindo), più artiglieria, più aerei e più navi con le insegne della Nato ai confini con la Russia, con l'Italia che sarà quindi chiamata a fornire più risorse all'Alleanza atlantica di cui è paese fondatore.
Una dichiarazione attesa e funzionale all'esigenza di guadagnare tempo su una questione dirimente: accogliere l'Ucraina fra i paesi della Nato come Kiev chiede da tempo dando prova di buona volontà ospitando - l'ultima volta nel dicembre scorso - truppe e addestratori della Nato sul suo territorio? Una richiesta che Putin cita fre le cause che hanno innescato l'invasione-operazione speciale.
Attualmente l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (Otan o Nato) è un’alleanza militare intergovernativa tra 27 paesi europei, due nordamericani (Stati Uniti e Canada) e uno eurasiatico (Turchia). Il Trattato del Nord Atlantico è stato firmato il 4 aprile 1949, alla vigilia dell'avvio della guerra fredda.
La voce grossa è naturalmente, da sempre quella degli Stati Uniti, che spendono di gran lunga più di tutti gli altri paesi messi insieme: quasi 690 miliardi di dollari, ovvero quasi il 4% del loro Pil quando quasi tutti gli altri allenati sono sotto la soglia del 2%. L'Italia è al quinto posto con 23 miliardi (1,1 del Pil). Da sempre gli usa chiedono che tutti gli altri paesi raggiungano almeno il 2% del Pil.
Ora li segretario generale Stoltenberg ha annunciato via Twitter di avere «parlato con la presidente» della Commissione europea Ursula «von der Leyen sulla sua recente visita a Kiev e dell'incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky». «Siamo determinati a continuare a rafforzare il nostro sostegno all'Ucraina. La Nato e la Ue sono uniti e solidali con il popolo ucraino», ha aggiunto. Un intervento legittimo perché il Trattato del Nord Atlantico permette agli Stati «di resistere a un attacco armato agendo insieme ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata».
L'invasione russa della Crimea ha reso queste minacce assai concrete nel 2014 e nel 2016 a Varsavia la Nato decise di ristrutturare il suo schieramento costituendo quattro gruppi tattici in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. A questi gruppi si è aggiunta la Divisione multinazionale Sud Est acquartierata in Romania e guidata dall'Allied Joint Force Command dalla base di Lago Patria a Napoli.
In pratica quasi 5mila soldati bene equipaggiati e bene addestrati di almeno 20 paesi dell'Alleanza atlantica che compione periodiche esercitazioni con gli eserciti delle nazioni che li ospitano.
L'Italia, in particolare, partecipa con proprie truppe al gruppo tattico Battlegroup in Lettonia, con base ad Adazi e un'organico di oltre 1.500 militari: il comando è affidato al Canada che mette il maggior numero di uomini, seguono la Spagna e l'Italia. Con il verdebiancorosso si avvicendano da oltre 4 anni circa 200 fanti che possono contare in anche su autoblindo Centauro.
L'invasione russa dell'Ucraina ha costretto la Nato a rivedere questi numeri con effetto a catena per tutte le nazioni che ne fanno parte. L'Italia ha intanto raddoppiato da 4 a 8 i velivoli Eurofighter o F35 già schierati a turno in Romania e nelle nazioni baltiche per il controllo dei cieli. Poi poco meno di 1.400 militari d'elite (incursori Comsubin, laguranri e parà) sono a disposizione per le basi Nato in Ungheria e Romania. E c'è una disponibilità a raddoppiare almeno questi numeri se le esigenze dell'Alleanza lo richiederanno.