«È la prima volta in tanti anni nell'Alto commissariato per i rifugiati che vedo un numero così concentrato di donne e bambini».
Quali i numeri aggiornati?
«Ai 6 milioni di persone fuggite dall'Ucraina si aggiungono oltre 8 milioni di sfollati interni, e 13 milioni in aree di conflitto. Più di 3 milioni sono in Polonia, gli altri tra da Romania, Ungheria, Federazione Russa e Moldavia. Ma 2.4 milioni sono già arrivati nei paesi non confinanti. La popolazione che vediamo alle frontiere di tutta l'Europa è costituita per oltre un terzo da bambini. Il resto sono donne. C'è qualche anziano, ma molti rimangono in Ucraina per la difficoltà del tragitto o per prendersi cura delle loro case. Durante la Pasqua c'è stato il ritorno di molti per vedere i parenti, prendere quanto avevano lasciato, ma tornare è pericoloso, sia per l'imprevedibilità degli attacchi aerei, sia per lo stato delle città in cui sono stati distrutti pure scuole e ospedali, sia per le mine. Mai visti prima, in Europa, attacchi così indiscriminati e sistematici ai civili, pure nell'Ovest del Paese. Sono state utilizzate armi come le bombe a grappolo, che lasciano segni importanti. I bambini giocano in cortile e chissà in cosa possono inciampare».
La crisi alimentare provocata dal blocco del Porto di Odessa può portare a flussi migratori anche dall'Africa?
«L'Ucraina è un grande produttore di grano e fertilizzanti. Non abbiamo stime, del resto una possibile carestia di per sé non basta a determinare la condizione di rifugiato. Ci aspettiamo che la situazione peggiorerà nel Corno d'Africa, con carestie e penuria di viveri in Etiopia, Sudan, nel Sahel. Ma molti movimenti saranno intra-africani, non ci aspettiamo deflussi importanti dal continente. Non vedo lo scenario biblico in cui gli africani cercheranno un passaggio verso l'Europa».
Che ne sarà dei bambini?
«Si dice che l'Ucraina abbia più di 100mila minori negli orfanotrofi, anche se molti in realtà i genitori ce li hanno. L'Italia ha sempre avuto un rapporto con questi orfanotrofi, i bambini venivano a passare l'estate da noi, e coloro che li avevano accolti hanno dato vita a un movimento solidale per estrarli, diverse organizzazioni sono riuscite a riportarli in Italia. Molti di questi minori si muovono però con persone che non sono i loro genitori o tutori, non sono riconosciute dal governo italiano ed è quindi importante che i bambini vengano identificati e registrati, perché non si perdano nel sistema nazionale ma abbiano un percorso di protezione adeguato e il prima possibile vengano riunificati ai genitori».
Si sa quanti sono?
«Non c'è una stima. Nonostante vi sia un sistema di registro e segnalamento, molti non sono segnalati e i numeri non sono attendibili. Dei 106 mila rifugiati in Italia, gli anziani sono il 9 per cento. I bambini non accompagnati, in 18 Paesi europei, il 36 per cento. E poi dovremo gestire l'arrivo degli uomini. In tutto il mondo, con la guerra in Ucraina siamo passati da 84 a 90 milioni di rifugiati».