Le dimensioni precise della tragedia sono ancora sconosciute. I russi si vantano di aver evacuato 738mila bambini ucraini dalle zone di guerra. Ma la Commissaria per i diritti dei minori dell’Ucraina, Daria Herasymchuk, spiega che non è un’evacuazione umanitaria. «È una deportazione e un lavaggio del cervello, ed è un atto di genocidio», dice al giornalista del Sunday Times che la incontra nel suo ufficio di Kiev per un reportage su quello che secondo la Casa Bianca è forse il più abominevole crimine che sia stato pianificato e perseguito in un anno di occupazione russa.
Super bomba russa in Ucraina, cosa è l'ordigno planante PAB-1500B (da 1500 kg) usato contro Kiev
LA RELAZIONE
Giovedì il procuratore capo del Tribunale penale internazionale, Karim Khan, terrà una relazione a Ginevra.
È l’inizio di un film horror. Sembra tutto normale, nulla lo è. Lylia racconta alla mamma dell’inno russo che sono tutti costretti a cantare, ogni giorno. E dopo due settimane, nessuno ritorna. Gli scolari vengono spostati in un altro campo. E poi in un altro. E un altro ancora. I genitori cominciano a telefonare all’insegnante. «Quando ce li riportate?» Presto gli interlocutori spariscono. Nessuno dà risposte. Le comunicazioni si fanno precarie, l’agitazione cresce. Alcune madri vedono alla televisione russa o sui social bambini ucraini a Mosca che parlano coi soldati russi. L’omologa della Commissaria ucraina, la russa Maria Lvova-Belova, sembra commuoversi in tv raccontando del ragazzo che ha «adottato» a Mariupol, la città dell’eroica resistenza nella acciaieria Azovstal. Scrive il Sunday Times che vedendo queste scene Lyudmila, 44 anni, pensa con terrore alla figlia 15enne, Anastasia, partita anche lei per la Crimea. «Voleva assolutamente vedere il mare». Quando l’ha accompagnata c’erano un centinaio di bus. «Come volessero portare via tutti i bambini di Kherson».
IL TRASFERIMENTO
Le parole di Anastasia riecheggiano quelle di Lylia. Si parla solo russo, allo scadere del periodo il trasferimento da un campo all’altro. Un’insegnante ucraina, collaboratrice, l’ha schiaffeggiata quando ha provato a uscire. C’è il cinema, ma i film sono solo propaganda russa. Alcuni genitori sono stati invitati a scendere da Kherson, i bambini vengono istruiti a dire che avranno un appartamento gratis e un lavoro. Chi va non torna. Lylia e Anastasia alla fine sono fortunate. Le loro mamme si mettono in marcia con l’organizzazione “Save Ukraine”, percorrono 8.100 km in 15 giorni per coprirne 500 in linea d’aria, passano per Bielorussia e Russia. Ma gli altri? Yanna, 33 anni, non può abbracciare il figlio 13enne, Dmitro, da sei mesi. Inessa, 43, ha visto l’ultima volta il suo Vitality, 15, quattro mesi fa. I campi di destinazione sono molto meno accoglienti dei primi. Brande senza coperte, indumenti da adulti. C’è chi parla di abusi sessuali sulle ragazze. La deportazione ha le sue tecniche. Cinque, secondo la Herasymchuk: uccidere i genitori e prenderne i figli, strappare i figli ai genitori, l’inganno dei campi, rapirli, e metterli in un orfanotrofio. Più di 460 minori sono stati uccisi e circa mille feriti nella guerra, mediamente ogni bambino ucraino ha trascorso 900 ore nei rifugi anti-aerei (40 giorni in tutto). E 1538 scuole sono state distrutte.