«È acqua benedetta, bevete». Ma aggiunge il veleno e uccide compagna e figlioletto

Martedì 8 Maggio 2018 di Enrico Chillè
«È acqua benedetta, bevete». Ma aggiunge il veleno e uccide compagna e figlioletto
Ha fatto ingerire alla sua compagna e al figlio di lei, di appena due anni, una miscela di acqua e cianuro che li ha uccisi quasi all'istante, facendo credere loro che fosse "acqua benedetta e miracolosa", in grado di far guarire il piccolo. Per questo motivo un tribunale, in Argentina, ha condannato all'ergastolo un giornalista 28enne, Franco Rodrigo Gaspar Cinco.



La vicenda è stata ricostruita dal quotidiano Clarin. Il 28enne, residente nella città di Salta e già padre di un bimbo di quattro anni avuto da una precedente relazione, aveva iniziato a frequentare la 26enne Alejandra Pàrraga, anche lei madre di un bambino, il piccolo Amir, avuto dall'ex compagno. Il 5 giugno dello scorso anno, con la scusa di aiutare il piccolo, alle prese con un'influenza, Gaspar Cinco aveva portato alla compagna una bottiglietta di "acqua miracolosa", che però conteneva tracce di cianuro, capace di uccidere in poco tempo madre e figlio. Alejandra, vedendo il figlio colto da malore, aveva tentato di rianimarlo con la respirazione bocca a bocca, ma era entrata a sua volta in contatto col veleno ed era morta ancora prima di giungere in ospedale.



Il giorno dopo la morte di Alejandra e del piccolo Amir, Gaspar Cinco era stato arrestato dalla polizia con l'accusa di omicidio, da lui sempre negato. L'uomo, infatti, ha spiegato di aver portato il cianuro alla compagna, studentessa universitaria, per un esperimento didattico, e che Alejandra era assolutamente consapevole che non si trattava di acqua 'benedetta'. Le indagini, però, hanno portato alla formulazione di accuse pesantissime a carico dell'uomo: secondo gli inquirenti, Gaspar Cinco, la cui personalità è stata definita da una perizia come «psicopatica e narcisista», aveva già tentato di uccidere il piccolo Amir, considerato un ostacolo alla sua storia con Alejandra. Secondo l'accusa, infatti, l'uomo aveva prima provato ad assoldare tre sicari e poi aveva anche tentato di ucciderlo, spingendolo in un fiume, ma un pescatore che si trovava nei paraggi era riuscito a salvarlo dalla corrente. L'imputato si era difeso così: «Avevo progetti di vita con lei e sono anche io padre di un bambino, come potete pensare che volessi fare un gesto così orribile?». L'arringa difensiva, però, non ha convinto i giudici, che hanno deciso per la condanna con il massimo della pena.
Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 15:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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