Una proteina circolante nel sangue può prevenire l'insufficienza cardiaca associata ad alcuni farmaci contro il tumore del seno e, allo stesso tempo, individuare chi potrebbe andare incontro a questo tipo di problema. A mostrarlo sono tre studi pubblicati sulla rivista "Science Advances", condotti al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, negli Usa.
La ricerca
A tre mesi dall'inizio del trattamento, si è osservato un declino della funzione cardiaca in tutte le partecipanti, con 6 pazienti che hanno sviluppato insufficienza cardiaca entro un anno. Durante questo periodo, i ricercatori hanno monitorato 1.317 proteine circolanti nel plasma: in particolare l'aumento di emopexina era fortemente associato alla tossicità cardiaca precoce. Un secondo studio su 31 donne ha prodotto risultati quasi identici. Sulla base di questi risultati, hanno utilizzato un modello murino che rispecchiava da vicino i problemi cardiaci delle pazienti trattate con doxorubicina e scoperto che la somministrazione di emopexina preveniva disfunzioni cardiache. Questi risultati indicano che il corpo produce la proteina emopexina come misura protettiva contro la tossicità cardiaca indotta da chemio e «i medici potrebbero in futuro utilizzare questo biomarcatore per monitorare le pazienti in terapie con antracicline per individuare anomalie del cuore con un semplice esame del sangue». Ma i risultati, spiega l'autore principale, il cardiologo Aarti Asnani, «potranno servire come base per sviluppare l'emopexina come terapia protettiva per i pazienti a rischio di tossicità cardiaca correlata alla chemio».