Trump e lo shutdown: «Sostegno per 3 anni a 800mila immigrati in cambio del muro al confine con Messico»

Sabato 19 Gennaio 2019
Trump e lo shutdown: «Sostegno per 3 anni a 800mila immigrati in cambio del muro al confine con Messico»
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Una tutela di tre anni per 800 mila dreamer, gli immigrati entrati nel Paese da bambini al seguito di genitori irregolari, e per 300 mila migranti con uno status di protezione temporaneo (Tps), in cambio di 5,7 miliardi di dollari per 370 km di muro in acciaio al confine col Messico: è la nuova proposta di Donald Trump ai dem per mettere fine ad uno shutdown entrato nel suo 29/mo giorno.

Il tycoon sceglie ancora una volta di mediatizzare la crisi illustrando il suo piano in diretta tv dalla Diplomatic room della Casa Bianca. Legge e usa un tono calmo, presidenziale, come la volta precedente. Ribadisce che «la crisi umanitaria e di sicurezza al confine sud richiede una azione urgente», poi lancia un appello bipartisan per «mettere da parte le differenze e trovare soluzioni insieme», salvo assicurare minacciosamente di mantenere la sua promessa sull'immigrazione «in un modo o nell'altro». Quindi illustra il suo «piano di buon senso che tutti dovrebbero abbracciare», che comprende anche 2750 agenti di frontiera in più, 800 milioni per l'assistenza umanitaria e 805 milioni per la tecnologia anti droga. Ma la sua offerta, anticipata dai media, è già bocciata dai dem pochi minuti prima che il presidente inizi a parlare. «Purtroppo le notizie iniziali confermano che la sua proposta è una lista di diverse iniziative respinte precedentemente, inaccettabili singolarmente e nel complesso» e quindi «destinate al fallimento», lo gela la speaker della Camera Nancy Pelosi, secondo cui quello di Trump «non rappresenta uno sforzo in buona fede per ridare certezza alla vita delle persone». Il piano del tycoon, infatti, non è una sanatoria, ma semplicemente una proroga temporanea della protezione per un milione di migranti.

E comunque i dem ribadiscono che non intendono negoziare finchè resta lo shutdown. Il tentativo di compromesso era stato messo a punto da Jared Jushner, genero-consigliere del tycoon, dal vicepresidente Mike Pence e dal capo dello staff ad interim Mick Mulvaney. I dem nel frattempo avevano aggiunto al pacchetto di misure per riaprire il governo oltre un miliardo di dollari, finalizzati però solo alla sicurezza al confine e non al muro. In particolare, 524 milioni sarebbero per ulteriori «infrastrutture» agli ingressi di frontiera ed altri 563 per pagare 75 giudici, preposti a valutare le richieste di asilo dei migranti. Una mossa, come l'atteso annuncio di Trump, che lasciava intravedere prove di disgelo dopo una escalation dello scontro tra il presidente e la speaker della Camera, con 'dispettì reciproci: dal rinvio del discorso di Trump al Congresso per lo State of the Union alla cancellazione del viaggio della Pelosi in Afghanistan, sempre invocando come pretesto lo shutdown.

Con le loro proposte le parti cercano di far vedere al Paese la propria volontà di uscire dallo stallo, scaricando la responsabilità della paralisi sull'avversario.
Tra il tycoon e i dem resta l'ostacolo, finora insormontabile, del muro. Trump ha cercato di spiazzare i dem sui dreamer con una proroga di tre anni del loro status, dopo aver revocato il Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals), il programma varato da Barack Obama per tutelarli: una decisione appellata e sulla quale deve esprimersi la Corte suprema. Ma per i dem è arduo barattare qualsiasi cosa con un muro definito 'immoralè e diventato il simbolo stesso del Trumpismo e dell'America first.
Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 14:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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