Tienanmen, la Gran Bretagna ricorda il massacro. Sui social vendetta cinese: «Rip the Queen»

Domenica 6 Giugno 2021
Tienanmen, ondata di falsi post sulla morte della Regina dopo i tweet britannici per ricordare il massacro

Un esercito di “troll” cinesi ha sommerso Internet di migliaia di falsi post sulla morte della regina Elisabetta, in risposta a un tweet dell’ambasciata britannica di Pechino con una candela accesa, per ricordare la rivolta di Tienanmen, avvenuta 32 anni fa. 

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“R.I.P the Queen”, riposi in pace la regina, si leggeva su molti dei post, accompagnati da immagini di Elisabetta con gli occhi chiusi.

Un altro posto recava semplicemente la scritta “Queen Elizabeth II 1926 - 2021”.

Il post dell’ambasciata britannica, rimosso dalle autorità cinesi dopo venti minuti, recava l’immagine di una candela, per commemorare le vittime della durissima repressione cinese del 1989. Non è mai stato possibile effettuare un bilancio dei morti, che variano da alcune centinaia a migliaia. Il massacro pose termine a una stagione di riforme, richiesta a gran voce dagli studenti in piazza. 

Nel giorno dell’anniversario di Tienanmen, la censura cinese è stata molto impegnata nel rimuovere qualsiasi riferimento al massacro. Spesso, i post commemorativi sono stati bersagliati da messaggi inviati da “bot” recanti nomi di account in mandarino. In uno dei post si leggeva: “Reco il mio solenne tributo a Sua Maestà Elisabetta seconda, condoglianze sincere alla famiglia reale, che riposi in pace”.

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Christina Scott, vice capo missione dell’ambasciata di Pechino, ha visto uno dei suoi post sommerso dalla disinformazione cinese. La diplomatica ha notato che quest’anno la censura ha impiegato più tempo del solito per entrare in azione, venti minuti rispetto ai quindici dello scorso anno, in occasione dello stesso anniversario. «Dev'essere stata una giornata pesante per la censura», ha notato su Twitter. 

Falsi account su Twitter - Twitter è stata inondata di falsi account che sembrano appartenere a utenti britannici, dietro i quali si nascondono invece i troll cinesi. Secondo uno studio dell’Istituto per Internet dell’Università di Oxford, alcuni di questi account hanno ottenuto migliaia di condivisioni e di risposte, prima di essere eliminati dal social network. 

I “fake” servono ovviamente a veicolare controinformazione e propaganda, per conto del regime cinese. Si parla di  26.879 account falsi, che hanno prodotto duecentomila post prima di essere sospesi. Il Ministero degli esteri cinesi nega qualsiasi coinvolgimento, mentre Twitter promette che cercherà di provare qualsiasi legame con le autorità di Pechino. Londra e Pechino hanno un consistente dossier di punti caldi da risolvere, a cominciare dalla protesta di Hong Kong, ex colonia britannica che vuole si resti alla formula “un paese, due sistemi” iniziale.

 

Ultimo aggiornamento: 15:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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