Petrolio e gas russi, intesa Usa-Europa per l’uscita graduale: si muoveranno per primi i Paesi meno esposti

Verso uno stop selettivo: si muoveranno per primi i Paesi meno esposti. Uno schema che dopo il greggio verrebbe replicato anche per il metano

Sabato 23 Aprile 2022
Petrolio e gas russi, intesa Usa-Europa per l uscita graduale: si muoveranno per primi i Paesi meno esposti

Divieto all’import del petrolio dalla Russia sì, ma non immediato né totale. Lo stop al greggio, contenuto nel sesto pacchetto di sanzioni in discussione la prossima settimana a Bruxelles, si avvicina, ma l’embargo che finirà sul tavolo dei Ventisette dovrebbe essere graduale e selettivo.

Si tratterebbe cioè di seguire l’esempio di quanto già deciso a inizio aprile per il carbone (per cui si prevede un’eliminazione graduale da agosto), di dare ai Paesi meno esposti la possibilità di muoversi per primi, come annunciato ad esempio già dai Baltici, e di fare anche salvi, almeno per ora, gasolio e altri derivati. Tutte mosse dettata dalla prudenza, in maniera tale da evitare shock improvvisi e tutelare invece il tessuto industriale europeo, minacciato da una seria recessione in caso di blocco dei flussi, come hanno messo in guardia questa settimane le previsioni a tinte fosche del Fondo monetario internazionale e della Bundesbank. I tecnici Ue sono al lavoro insieme ai colleghi degli Stati Uniti, secondo quanto riferito da fonti citate da Bloomberg, per studiare insieme il modo migliore (e meno controproducente) perché l’Europa, che dalla Russia dipende per il 25% del suo fabbisogno, tagli le forniture di Mosca. E, così facendo, riduca i pagamenti per gli approvvigionamenti energetici, che ad oggi si attestano intorno agli 850 milioni di euro al giorno.

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Il tavolo

Il tavolo Ue-Usa sta valutando la praticabilità di varie opzioni, tra cui rientrano il “price cap”, la fissazione cioè di un tetto al prezzo del greggio per minimizzare i guadagni per il Cremlino, ma pure la creazione di un conto bloccato dove versare i corrispettivi per le forniture russe dovuti dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina; conto di cui però Mosca non avrebbe la disponibilità almeno fino al cessate il fuoco e al ritiro delle truppe. Un’ipotesi, quest’ultima, modellata su una proposta già avanzata dall’Estonia e che aveva a che fare con il gas. Non sfugge infatti che le misure mirate e «intelligenti» per colpire il petrolio - così le ha definite la presidente della Commissione Ursula von der Leyen - potrebbero essere uno schema di gioco da trasferire anche al metano, nel momento in cui i governi dei Ventisette (e in particolare la Germania) romperanno gli indugi e apriranno alla possibilità di sanzionare pure l’import di gas. Per ora, nessuna delle opzioni ha prevalso tra gli Stati Ue, che saranno poi chiamati ad approvare le restrizioni all’unanimità. 

La mano tesa dai funzionari dell’amministrazione Biden è arrivata mentre la stessa segretaria Usa al Tesoro Janet Yellen suonava l’allarme rispetto all’effetto boomerang che uno stop immediato da parte dell’Europa scatenerebbe sui mercati globali, «facendo aumentare i prezzi in tutto il mondo e producendo un impatto negativo molto limitato sulla Russia, che si troverebbe sì a esportare di meno, ma a valori più alti». Washington è sensibilmente meno esposta all’energia russa rispetto all’Europa, tanto che già a inizio marzo aveva deciso di sospendere tutte le importazioni. Ma adesso è in allerta per l’effetto domino su scala planetaria che potrebbe causare un passo falso da parte degli alleati Ue. 

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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