Russia invia armi e militari in Siria contro l'Isis: Iran apre spazio aereo, Usa preoccupati

Giovedì 10 Settembre 2015
Russia invia armi e militari in Siria contro l'Isis: Iran apre spazio aereo, Usa preoccupati
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Diventa sempre più scoperto il crescente intervento militare russo in Siria a sostegno del presidente Assad, mentre i ribelli islamici avanzano nella provincia nord-occidentale di Idlib conquistando vaste parti della base aerea di Abu al Dohur. Dopo i divieti di sorvolo di Atene e Sofia, che hanno irritato Mosca per la presunta ingerenza Nato, il Cremlino ha iniziato a rafforzare i suoi rifornimenti con un ponte aereo su «rotte alternative».



Tra queste l'Iran (alleato di Damasco), che ha aperto i suoi cieli accogliendo «tutte le richieste russe», come ha annunciato l'ambasciata russa a Teheran. Una via obbligata, probabilmente insieme all'Iraq, perchè Mosca vuole evitare di volare sopra la Turchia, anch'essa membro Nato ma soprattutto nemica di Assad. In realtà la Bulgaria aveva subordinato il suo permesso al controllo di quelli che Mosca chiama 'aiuti umanitarì, la stessa definizione usata per i convogli con cui si sospetta abbia inviato armi ai ribelli del Donbass.



Ma il Cremlino non accetta controlli e quindi anche l'ipotesi che Atene potesse aver cambiato idea, come sostenuto da una fonte dell'ambasciata russa in Grecia, ha perso ogni importanza. Ma rafforza i sospetti, americani ed europei, che la Russia stia gettando le basi per mettere piede in Siria, anche se l'invio di truppe all'estero deve essere prima autorizzato dal Senato.



Nel frattempo Mosca sta inviando armi e addestratori, come ha ammesso Maria Zakharova, nuova portavoce del ministero degli esteri, accusando l'Occidente di creare una «strana isteria» sulle attività russe in Siria. Attività crescenti che oggi hanno sollevato l'inquietudine della Casa Bianca («siamo profondamente preoccupati» per le notizie sugli aerei militari russi dispiegati in Siria), del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker («serve un'offensiva diplomatica»), del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg («non contribuirà a risolvere il conflitto») e del ministro degli esteri tedesco («serve una soluzione politica», monito rivolto anche a Francia e Gran Bretagna).



Ma Zakharova ha ricordato che «la Russia non ha mai fatto segreto della sua cooperazione militare con Damasco», confermando la presenza di «specialisti militari russi» e la fornitura di armi «contro la minaccia terroristica, che ha raggiunto una dimensione senza precedenti in Siria e nel vicino Iraq». Sibilline altre sue parole: «se saranno richieste misure aggiuntive da parte nostra per aumentare il sostegno alla lotta anti terrorismo daremo un'adeguata valutazione alla questione ma, in ogni caso, sulla base del diritto internazionale e della legislazione russa».



Un apparente riferimento a quella coalizione internazionale auspicata nei giorni scorsi da Putin, il quale però vorrebbe includervi anche quell'Assad che gli Usa e i suoi alleati vedono come parte del problema. Pure il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, in una delle sempre più frequenti telefonate con il segretario di Stato Usa John Kerry, ha ribadito la «necessità di respingere in modo congiunto i gruppi terroristici che hanno occupato una considerevole parte della Siria e che stanno minacciando la sicurezza internazionale», ma ha ricordato che finora «il maggior peso della lotta lo sta sostenendo l'esercito siriano».



Probabile quindi che il leader del Cremlino tenga aperte le «altre opzioni» che aveva evocato. Ad esempio creare una testa di ponte per difendere lo strategico porto russo a Tartus (l'unico di Mosca nel Mediterraneo) e realizzare infrastrutture militari vicino, come ad esempio un aeroporto, per raid contro la minaccia di Isis e ribelli. Ma anche, ipotizza il New York Times, per espandere il suo ruolo in Siria in modo da poter influenzare la scelta di un nuovo governo siriano nel caso Assad sia deposto.



Oppure per difendere quel che resta della Siria qualora Assad sia condotto via da Damasco e trovi rifugio in una roccaforte vicino alla costa.
Nel weekend, sempre secondo il Nyt, due enormi aerei cargo Antonov An-124 hanno portato rifornimenti ed equipaggiamenti da una base della Russia meridionale attraverso Iran e Iraq all'aeroporto siriano di Latakia (85 km da Tartus). Nello stesso scalo sarebbe atterrato un aereo per il trasporto truppe, probabilmente un Ilyushin.
Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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