Salman Rushdie è stato staccato dal respiratore ed è ora di nuovo in grado di parlare.
Salman Rushdie, l'aggressore è Hadi Matar: su Facebook post a sostegno dell'Iran e dell'Islam sciita
L'agguato
Venerdì mattina lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie, che doveva parlare della “Cities of Asylum”, un’organizzazione da lui creata per l’assistenza agli scrittori in esilio e perseguitati era atteso sul palco. L’atmosfera era tranquilla, il grande anfiteatro era pieno, tutti i biglietti erano stati venduti con mesi di anticipo, e l’attesa era grande. Rushdie è arrivato senza scorta, come oramai fa da molti anni, e si è seduto su una poltrona bianca rivolto verso la platea. L’intervistatore aveva appena cominciato a presentarlo quando dal pubblico è scattato un uomo con il volto coperto da una maschera nera (che si è poi saputo essere Hadi Matar, 24 anni, del New Jersey; ha origini iraniane ed è ritenuto un fondamentalista vicino agli ayatollah) che è saltato sul palco, si è avvicinato di corsa allo scrittore e all’intervistatore per colpirli ripetutamente: Rushdie, si capirà poi, è stato colpito 10 volte: perderà l'uso di un occhio e forse anche del braccio di cui sono stati recisi i nervi. Il caos è stato immediato e totale.
LA TAGLIA
La polizia si è limitata a confermare che l’uomo - Hadi Matar - era stato arrestato, ma non aveva ancora comunicato le ragioni del suo atto. Come è noto, Salman Rushdie entrò nel mirino degli ayatollah iraniani dopo la pubblicazione del suo libro “I versetti satanici”, un’interpretazione fantasiosa della vita del profeta Maometto. Rushdie ha pubblicato altri 14 romanzi, ma i Versetti rimangono oggetto dell’odio dei musulmani integralisti per i quali prendere in giro o offendere il profeta è un peccato che richiede la morte. Sul capo dello scrittore pende una taglia di oltre tre milioni di dollari. E tuttavia negli ultimi anni lo scrittore si era lamentato pubblicamente se nelle occasioni pubbliche si trovava intorno un servizio di sicurezza. Nel 2001, durante un festival a Praga arrivò addirittura a scusarsi con il pubblico: «Ho pensato che fosse davvero inutile e un po’ eccessivo e di certo non è stato organizzato su mia richiesta». Appena lo scorso anno, conversando con il quotidiano The Guardian, ammise: «È vero che sono stato stupidamente ottimista. Credo che sia quel che mi ha fatto superare gli anni brutti. Ero sempre convinto che ci sarebbe stato il lieto fine».