La Russia di Putin diventerà «una colonia cinese». Analisti Usa certi: con le sanzioni collasso vicino

L'effetto delle sanzioni mette in crisi le finanze di Mosca

Domenica 20 Marzo 2022
Cosa può succedere alla Russia di Putin? Dallo smembramento economico al ruolo di colonia della Cina
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L’esperto di politica estera Harry Kazianis non ha dubbi. In un colloquio con “Express”, il destino della Russia di Putin è di diventare una colonia cinese. E questo sempre a condizione che il leader russo riesca a superare indenne la guerra.  

Kazianis, che è analista del thinktank americano Centre for National Interest, nota che le sanzioni avranno un effetto devastante sull’economia russa, ragion per cui Putin sarò costretto a vedere (o svendere) molti asset strategici a Pechino. La situazione, a suo parere, va comparata con il collasso dell’Unione Sovietica, avvenuto nel 1991. In quell’occasione, la Cina ha “preso ciò che ha potuto”, e questo significa che sicuramente la Cina continuerà molto volentieri su questa strada. 

Il precedente del 1991

Il politologo sottolinea che Xi Jinping non vede l’ora di poter “mettere piede” in Russia, e di fare leva sulla vulnerabilità dell’alleato per acquistare tecnologia bellica, che accrescerebbe il suo status di potenza militare sullo scacchiere globale.

Pechino troverebbe infatti un Paese con l’economia a pezzi per le sanzioni occidentali, che sono state introdotte da Usa e Ue in risposta all’invasione dell’Ucraina. “Anche se Putin ritirasse le proprie truppe oggi dall’Ucraina, le sanzioni non verrebbero meno - e questo per lui vuol dire che la fine è segnata”. 

Se sopravvive a quello che lui stesso ha scatenato, nota Kazianis, “dovrà accettare di diventare a un certo punto una colonia della Cina”, perché “ questo è l’unico modo per lui di ottenere il supporto finanziario che gli serve per sopravvivere”. 

Secondo l’analista, “questo va nell’interesse della Cina”, sempre che non ci sia un’ulteriore escalation.

Pechino vede infatti nel vicino russo un vero tesoro di risorse, che le servono per continuare a crescere nella competizione economica globale.

In fondo, sottolinea al giornale britannico, la Cina ha già compiuto una serie di vantaggiose acquisizioni al tempo del collasso dell’Urss, quando “non era la superpotenza che è ormai diventata”. 

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 11:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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