La minaccia - nemmeno troppo velata - ha immediatamente gettato scompiglio nel mondo della finanza mondiale. La Russia avrebbe intenzione di onorare gli obbligazionisti internazionali non più in dollari, ma in rubli, almeno fintanto che le sanzioni imposte dalla comunità internazionale resteranno in piedi.
JPMorgan, secondo il Financial Times, è in allarme, visto che Mosca deve effettuare questo mercoledì un pagamento combinato di 117 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni in dollari. Naturalmente nessuno dei due contratti obbligazionari include l'opzione di pagare in rubli, ma questo è bastato per mandare in fibrillazione Wall Street. Lo spettro di un default della Russia si comincia ad intravedere all'orizzonte come opzione e nessuno ormai può più ignorare di quanto le sanzioni abbiano posto il sistema finanziario russo sotto fortissimo stress.
Petrolio, prezzi in discesa. Giù anche il gas
Siluanov ha spiegato che quasi la metà delle riserve estere russe, pari a 643 miliardi di dollari, sono ormai sottoposte a sanzioni. Di conseguenza «i debiti che dobbiamo pagare ai paesi ostili alla Federazione, li onoreremo in rubli». Secondo un calcolo fatto dal Financial Times gli investitori internazionali detengono circa 170 miliardi di dollari nelle attività russe, con obbligazioni per 20 miliardi di dollari. Alcune importanti società di gestione si trovano significativamente esposte alla Russia, mentre altre hanno dovuto drasticamente ridurre il valore delle obbligazioni.
Il mercato azionario di Mosca è chiuso dal 28 febbraio, ma le azioni di molte società russe quotate all'estero sono crollate in valore. Il rublo è sceso di oltre il 45 per cento, determinando la più grande caduta della moneta dal 1998, quando la Russia andò in default sul suo debito (in rubli). Persino la presidente del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva ha affermato, in una intervista alla CBS che «il default russo non è più considerato un evento improbabile».
A giugno 2021, l'euro costituiva il 32,3 per cento delle riserve russe, il renminbi il 13,1 per cento, la sterlina il 6,5 per cento, altre valute il 10 per cento e l'oro il 21,7 per cento. La Cina detiene il 14,2% delle riserve della Russia, la quota più grande di qualsiasi altro paese, con il Giappone che detiene il 12,3% e la Germania l'11,8%.